
Il mese scorso, la Repubblica serba ha adottato la bozza di una nuova costituzione e una legge sulla tutela dell'ordine costituzionale dell’entità. Il documento include, tra l'altro, la libera volontà di recedere dagli accordi a livello di Bosnia-Erzegovina, un accordo su cambiamenti della linea di confine tra le entità e il diritto all'autodeterminazione. Menziona inoltre il diritto a legami speciali e paralleli e a formare associazioni con altri paesi, nonché la possibilità di formare un esercito della Republika Srpska. "Siamo tutti pronti a sostenere l'idea del referendum, ma dobbiamo garantire che sia vincolante", ha dichiarato Milorad Dodik a Banja Luka prima del dibattito pubblico finale sul documento. Dodik auspica che il referendum si tenga il 9 gennaio, per ribadire una data estremamente importante per l’entità. Le autorità locali insistono nell'opporsi alla decisione della Corte costituzionale della Bosnia Erzegovina di giudicare illegittima tale data, anniversario dell'istituzione dell'entità serba prima dello scoppio della guerra nel 1992. Ritiene infatti che discrimini le altre due comunità costituenti della Bosnia-Erzegovina, bosgnacchi e croati. La crisi in Bosnia ed Erzegovina si è pericolosamente accentuata a fine febbraio dopo la condanna e il successivo mandato di arresto nei confronti di Dodik, accusato, assieme al premier e al presidente del parlamento dell’entità, di attacco all'ordinamento costituzionale della Bosnia-Erzegovina. L'iniziativa dei giudici di Sarajevo segue l'approvazione di alcuni provvedimenti da parte delle autorità di Banja Luka che mirano a vietare sul territorio della Repubblica serba l’attività di alcune istituzioni cardine dello stato bosniaco, tra cui i tribunali.
Delio Dessardo