
L’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne dell’Ue evidenzia in particolare una diminuzione degli arrivi irregolari del 64% lungo la rotta balcanica occidentale. Tuttavia, numerose organizzazioni per i diritti umani sollevano forti preoccupazioni: dietro la riduzione del numero di arrivi, si nasconderebbero infatti gravi violazioni dei diritti fondamentali. Human Rights Watch accusa l'Unione Europea di portare avanti politiche migratorie sempre più restrittive, che includono respingimenti forzati e accordi con Paesi terzi come Libia e Tunisia. Queste strategie, secondo l'organizzazione, spingono migranti e rifugiati su rotte sempre più pericolose, mettendo a rischio la loro vita. L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni conferma che nei soli primi tre mesi del 2025 sono morte oltre 500 persone nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Il Centro europeo per i Diritti Costituzionali e Umani denuncia, inoltre, che migliaia di migranti versano in condizioni disumane nei centri di detenzione in Libia e Tunisia, dove sono sottoposti a violenze, torture e detenzioni arbitrarie. Tali situazioni, secondo l'organizzazione, sono diretta conseguenza - e in parte tollerate - delle politiche migratorie europee. Nonostante la diminuzione degli arrivi ufficiali, le ONG evidenziano che le partenze non si sono fermate, ma avvengono in condizioni sempre più rischiose e disperate. Per questo motivo, chiedono con urgenza un radicale cambiamento nelle politiche dell'UE, mettendo al centro della gestione dei flussi migratori la protezione dei diritti umani.
M.N.