L'esecutivo ha reso nota solo una sintesi del parere, nonostante nei mesi scorsi sia stato costretto a pubblicarne anche i contenuti, ed ha quindi commesso un "oltraggio" nei confronti del Parlamento. La mozione è passata con 311 voti a favore e 293 contrari. Per evitare l'umiliazione il debole governo britannico ha dirottato la questione allo Standards and Privileges Committee, che si occupa di regolamenti e norme di comportamento, ma l'emendamento è stato bocciato, quindi il parere legale ora dovrà essere pubblicato integralmente. Dapprima l'esecutivo si rivolgerà nuovamente allo Standards and Privileges Committee, soprattutto per la parte del documento che riguarda aspetti confidenziali e di potenziale impatto sulla sicurezza nazionale.
Intanto, durante il dibattito sull'intesa sulla Brexit, destinata al voto il prossimo 11 dicembre, con 321 sì e 299 no, i Comuni hanno approvato un nuovo emendamento antigovernativo. Il testo è stato promosso dal dissidente Tory Dominic Grieve, appoggiato dall'opposizione del Labour: in caso di bocciatura dell'accordo, presentato dal primo ministro, il governo avrà le mani legate, sulle opzioni successive deciderà quindi il Parlamento. Si tratta di un potere di veto su un eventuale divorzio da Bruxelles senza accordo.
Ma nonostante le sconfitte preliminari, Theresa May non si dà per vinta e torna a difendere l'intesa raggiunta con l'Ue come la migliore possibile, nell'interesse del Regno Unito. Secondo May, approvare l'accordo sull'uscita dalla Ue significa rispettare il risultato del referendum del 2016, riunire il Paese restituendogli "il controllo" della sua sovranità. Il legame con l'Unione europea non è stato mai facile - ha ribadito la premier - ed e' sempre dipeso dalla "volontà popolare", fino a quando, nella consultazione, i cittadini si sono espressi a favore dell'uscita dall'Ue.