, che guida con le politiche del suo paese l'avanzata "sovranista" su tutto il continente. Ma se all'estero si parla molto di lui e del suo posto nei prossimi equilibri del Parlamento europeo, in realtà in Ungheria ci racconta Alessandro Grimaldi da Budapest, "i temi europei stanno passando molto sotto traccia perché il prossimo ottobre ci saranno le elezioni amministrative, e, quindi, anche chi vorrebbe opporsi ad Orban si sta preparando per questo importante appuntamento, tanto che in questi giorni ad esempio i partiti di opposizione stanno presentando i loro candidati congiunti per le elezioni di quest'autunno e non per quelle europee".
Un dibattito, quindi, che si concentra molto su temi di politica interna. "Attualmente in Ungheria parlare di politica vuol dire parlare di migranti. Anche se il loro numero nel paese è in realtà risibile, Orban è ormai da tre anni che punta quasi esclusivamente su questo tema per portare avanti la sua campagna elettorale. C'è sempre nei suoi discorsi la contrapposizione tra un partito dei migranti ed il suo che intende, invece, fermare l'invasione, che si sta svolgendo in un clima epocale dove l'Europa deve difendersi dall'arrivo degli stranieri".
E l'opposizione come si contrappone a tutto questo?
"L'opposizione è debole e sta cercando di dettare una propria agenda", ci dice Grimaldi, "e tenta di discostarsi da quella che Orban ha imposto al paese. I partiti all'opposizione, ad esempio, si stanno occupando molto di un tema come il lavoro, ma non si oppongono in alcun modo a certe prese di posizione della maggioranza sui migranti. Anzi quasi assecondano la politica di Orban".
Gli ungheresi, quindi, sembrano accettare il ruolo che Orban gli ha dato di difensori dei confine dell'Europa e dell' Unione della quale si sentono fieramente parte.
"L'Europa in Ungheria è una cosa assodata", conferma Grimaldi, "e anche il nazionalista Orban non la mette assolutamente in discussione, sebbene ritenga che debba diventare maggiormente espressione dei popoli e non delle élite. Da un sondaggio recente l'Ungheria è risultato il paese più favorevole a restare nell'Unione. I tre quarti degli ungheresi vedono ancora con favore l'entrata del loro paese quindici anni fa in Europa, alla quale si sentono legati non solo economicamente ma anche culturalmente. L'idea generale è che quando sono rientrati in Europa gli ungheresi sono tornati a casa".
Barbara Costamagna