Oggi diamo spazio ai Social democratici, Sd, alla Sinsistra-Levica, al Partito dei pensionati, Desus e infine al Partito Alenka Bratušek. 103 sono complessivamente i candidati, tra i quali 52 uomini e 51 donne, sei delle quali a guidare le rispettive liste. L’assemblea del parlamento Europeo è invece composta da 751 deputati che scenderanno a 705 con l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Fino a dora gli eurodeputati venivano raggruppati in nove gruppi, incluso quello dei non iscritti. Ogni gruppo è formato da un numero minimo di 25 deputati e deve rappresentare un quarto degli stati membri, cioè 7 paesi dell’Ue. I gruppi come detto sono invece 9, Il partito popolare europeo, il gruppo dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici, il gruppo dei conservatori e riformisti europei, il gruppo dell’alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa, Alde, il gruppo Europa delle nazioni e delle libertà, il gruppo Europa della libertà e della Democrazia Diretta, i Verdi, la Sinistra Unitaria europea-Sinistra Verde nordica e infine il gruppo dei non iscritti.
Tanja Fajon degli SD ha detto che alle sue spalle ci sono due mandati da europarlamentare. Nel mio ultimo mandato ho ricevuto diverse conferme sul mio ottimo lavoro svolto, sono stata per due volte la vicepresidente del secondo maggiore gruppo parlamentare, quello dei socialisti e democratici. Le sfide europee non mancano, anzi sono in crescita, mi riferisco in particolare alla pericolosa ascesa dei vari nazionalismi e populismi. Credo di godere del sostegno necessario a livello europeo e su quello nazionale. Il mio desiderio è quello di consolidare l’Unione Europea e di trovare il maggior numero di punti in comune.
Reporter: L’Europa non si è dimostrata particolarmente efficiente nel fronteggiare la crisi migratoria della cosiddetta rotta balcanica
Tanja Fajon: L’Unione Europea ha affrontato tra il 2015 e il 2016 la crisi dei migranti. Devo dire che si è trattato di un fallimento a livello Europeo in quanto la crisi non è stata gestita bene e tuttora non abbiamo ottenuto una riforma del sistema migratorio e d’asilo, ovvero non siamo in grado di dare una risposta congiunta al problema delle migrazioni. È proprio per questo motivo numerosi governi radicali invece di scegliere la via della collaborazione preferiscono porre barriere fisiche e il filo spinato. In futuro ci vorrà più coraggio e saggezza per aiutare queste persone nei loro paesi d’origine, ma dall’altra parte essere in grado in Europa di gestire efficientemente il fenomeno. Mi riferisco ad un confine esterno sicuro ma anche alla possibilità di attuare delle buone politiche d’integrazione per i richiedenti asilo e rifugiati. Insomma, dovremo essere in grado di integrare queste persone e includerle nella società.
Reporter: Cosa ne pensa del mancato sostegno da parte europea nell’implementazione della sentenza d’arbitrato
Tanja Fajon: Abbiamo tra le mani in questo momento la sentenza della Corte d’Arbitrato che delinea il confine tra le Repubbliche di Slovenia e Croazia. Indipendentemente dall’esito della sentenza la Slovenia ha agito giustamente non ci poniamo sopra il diritto internazionale, rispettiamo la decisione presa dalla Corte e di conseguenza abbiamo iniziato ad attuarla. La Commissione Europea con il suo Presidente Juncker, mi hanno profondamente deluso in quanto ha mostrato tutte le sue simpatie, amicizie e relazioni politiche con il suo collega e premier croato Plenkovič. Tutto ciò è inammissibile, la Commissione è l’organo che dovrebbe difendere il diritto europeo, si tratta dell’Istituzione preposta per farlo. Penso che la Commissione Europea abbia agito in modo inammissibile, soprattutto in luce al fatto che siamo a conoscenza di uno studio, tra l’altro utile alla Commissione, ma non è stata assolutamente presa in considerazione. Insomma, la Slovenia ha le sue argomentazioni, abbiamo la sentenza e mi auguro che tutto si risolva nello spirito dei rapporti di buon vicinato. Bisogna insomma determinare ovvero implementare il prima possibile questa sentenza per evitare speculazioni di tipo politico su questo argomento, perché alla fine le persone si vogliono bene.
Reporter: Cosa ne pensa dei controlli al confine con la Slovenia introdotti dall’Austria
Tanja Fajon: Mi ritengo parecchio critica finanzia il fatto che l’Austria da ormai più di tre anni ha reintrodotto i controlli confinari all’interno dell’area Schengen. Questa è una prassi illegale, ma l’Austria non è l’unico paese che lo sta facendo attualmente sono in sei ad attuare questi controlli. Per quanto riguarda nel particolare l’Austria si tratta solo d’intimorire i cittadini attuare della manipolazione. I fatti sono chiari ed il pericolo per introdurre questa misura non è assolutamente presente. È difficile capire questa situazione anche quando non ci sono passaggi illegali del confine l’Austria si ostina a procedere con questa prassi che danneggia la collaborazione politica, quella economica, ma non ultimo alle relazioni tra le persone. Negli ultimi anni mi sono occupata della riforma del sistema Schengen al Parlamento Europeo e posso affermare che abbiamo difeso gli interessi sloveni affinché Schengen ritorni un’area libera dove i controlli interni siano veramente introdotti solamente in casi di emergenza e siano di breve durata.
Reporter: Cosa ne pensa della modalità di voto dei capilista, detti spitzenkandidati, molti la reputano non democratica
Tanja Fajon: Noi socialisti e democratici abbiamo introdotto questo sistema già 10 anni fa’ con l’obiettivo di avvicinare la procedura delle elezioni europee alla venti diritto al voto europei. Mi sembra giusto che al momento del voto gli elettori possano vedere chi votano. In testa alla nostra lista ce il mio amico, Timmermans, un candidato che sostiene le politiche d’inclusione e collaborazione, promotore delle libertà e dei diritti umani. Offre una visione dell’Europa improntata sul sociale, un Europa più equa dove le persone lavoreranno di meno, 35 ore alla settimana, con alti standard di vita. Insomma, un Europa dove non sarà possibile assistere ad un deficit di 800 miliardi e dove la tassazione sarà più equa e dove le persone vivranno dignitosamente. Questa è la nostra offerta con Timmermans in testa. Se i cittadini hanno la volontà di cambiare dopo decenni di dominio delle forze conservatrici è arrivato l’ora del cambiamento votando gli SD.
Reporter: Violeta Tomič della Sinistra ha detto di partecipare alle elezioni europee in quanto l’Unione Europea si trova in questo momento ad un bivio. O prenderà una strada volta al sociale, ecologico e darà spazio a ulteriori processi di democratizzazione oppure non esisterà più. Io go deciso di accettare questa sfida e di fare da capolista proprio per affrontare questa sfida. Bisogna far sentire la voce delle persone e non solamente degli interessi dei più forti.
Reporter: L’Europa non si è dimostrata particolarmente efficiente nel fronteggiare la crisi migratoria della cosiddetta rotta balcanica
Violeta Tomič: L’Unione Europea ha fallito in molte cose ed è per questo che stiamo assistendo alla crescita dell’estrema destra e dei movimenti sovranisti. Credo che il campanello d’allarme sia rappresentato dalla Brexit. I populisti britannici facendo ricorso all’allarmismo anti-migranti hanno innescato la Brexit. La povertà, l’esclusione sociale, la disoccupazione e il precariato sono problemi che non hanno nulla a che vedere con i migranti. Puntare il dito sulle persone che scappano dalla guerra è inaccettabile. I colpevoli sono le persone che hanno fatto scappare queste persone, che hanno fatto scoppiare numerose guerre, portato la miseria e la povertà.
Reporter:Cosa ne pensa del mancato sostegno da parte europea nell’implementazione della sentenza d’arbitrato
Violeta Tomič: È molto triste vedere le istituzioni Europee che prima propongono una soluzione, la Corte d’Arbitrato, e poi invece non richiedono l’implementazione della sentenza. Noi della Sinistra sosteniamo con determinazione che le decisioni vanno rispettate. Se i due paesi non sono stati in grado di prendere un accordo, lo ha fatto un organo indipendente. Se vogliamo dei rapporti normali dobbiamo anche rispettare le decisioni prese dalla Corte.
Reporter: Cosa ne pensa dei controlli al confine con la Slovenia introdotti dall’Austria
Violeta Tomič: All’interno dell’Unione Europea dove vige la libera circolazione delle persone e delle merci i confini interni all’area sono intollerabili. Questa è una chiara violazione degli standard europei. Noi della Sinistra promuoviamo l’allargamento dell’area Schengen. Inglobando la Croazia il filo spinato lungo il fiume Kolpa verrebbe così finalmente tolto.
Reporter: Cosa ne pensa della modalità di voto dei capilista, detti spitzenkandidati, molti la reputano non democratica
Violeta Tomič: Questa prassi risale al passato. È un’esigenza nata proprio dalla sensazione percepita dai cittadini di totale estraneità ai processi decisionali politici europei. L’introduzione del spitzenkandidat riesce a dare un volto al politico ed è espressione di un determinato partito politico che intendiamo votare. Credo però che gli aventi diritto dovrebbero informarsi di più e saper distinguere i vari a partiti e le linee programmatiche che seguono.
Reporter: Capo lista del Partito dei pensionati, Desus, sara’ Igor Šoltes
Igor Šoltes: Ho deciso di ricandidarmi perché’ vorrei proseguire con il lavoro che ho intrapreso al parlamento Europeo. Numerosi sono infatti i progetti ancora in corso. Si tratta di progetti molto importanti che riguardano l’ambiente, la sanità e l’economia. Un tema a me particolarmente caro è quello della qualità degli alimenti. Due anni fa ho infatti proposto a livello europeo che i prodotti locali vengano esclusi dai bandi è vengano offerti ai soggetti deboli, tra i quali gli anziani e i bambini. In questo modo le istituzioni come le scuole, gli ospedali e le case di riposo potrebbero offrire senza difficoltà i prodotti locali. Vorrei inoltre proseguire con quanto ha iniziato il mio collega del Desus, Vajgel. Mi riferisco al problema della vecchiaia e a tutti gli aspetti che la riguardano, sanitarie d economici. Come società abbiamo l’obbligo di garantire una giustizia sociale e una società in grado di fornire delle sicurezze ai giovani d’oggi. Questo capitolo segnerà sicuramente il futuro dell’Europa. Una società può funzionare solamente quando vengono incluse tutte le generazioni.
Reporter: L’Europa non si è dimostrata particolarmente efficiente nel fronteggiare la crisi migratoria della cosiddetta rotta balcanica
Igor Šoltes: Questa crisi non è per niente finita. Siamo tuttora alla ricerca della formula con la quale affrontare questo problema. Precisamente i paesi membri stanno discutendo sulle quote di migranti che possono accogliere. Qui però vorrei precisare che bisogna distinguere tra profughi e migranti, per i primi vengono applicate le convenzioni internazionali e i protocolli internazionali, mentre per le migrazioni sappiamo che queste sono spinte dal profondo disagio e disperazione di queste persone. Queste migrazioni illegali possono determinare dei problemi sul piano della sicurezza. Vorrei che l’Europa sia più decisa nel garantire la sicurezza dei suoi cittadini e nella difesa dei confini esterni. E non in secondo luogo l’Europa deve essere più chiara nel dire quanti soldi vengono destinati ai migranti e soprattutto deve stimolare i paesi membri ad attuare politiche d’integrazione. Insomma, ci sono a disposizione una serie di politiche che danno u quadro generale del rapporto dell’Ue nei confronti di questo problema. Dobbiamo renderci conto che stiamo comunque parlando di esseri umani e l’Europa è sempre stata un esempio.
Reporter: Cosa ne pensa dei controlli al confine con la Slovenia introdotti dall’Austria
Igor Šoltes: Da quanto sembra questa misura temporanea austriaca sta diventando permanente. L’Austria ci ha dimostrato già in passato che non ha problemi nel violare le indicazioni europee. Credo che la Slovenia dovrebbe essere più determinata nel segnalare alla Commissione queste violazioni delle regole di Schengen da parte austriaca. La chiusura dei confini all’interno dell’area Schengen potrebbe veramente mettere a rischio questo regime dei confini aperti. Facendo come gli austriaci viene messo in serio pericolo il principio della libera circolazione. Ad essere penalizzati sono i pendolari e l’economia, non è un buon segnale per la solidarietà e collaborazione.
Reporter: Cosa ne pensa del mancato sostegno da parte europea nell’implementazione della sentenza d’arbitrato.
Igor Šoltes: Su questa questione mi sembra tutto chiaro. La decisione della Corte di arbitrato è nota a tutti ed è definitiva. La Slovenia poteva secondo me fare prima ciò che ha fatto la Croazia, e non mi riferisco solamente al lavoro di lobbying svolto sul piano legale, ma mi riferisco anche alle capacità politiche. Dovevamo fare valere la giustizia, Juncker per esempio si è voltato. In questo caso specifico l’Ue ha dimostrato di utilizzare due pesi e due misure.
Reporter: Capolista del Partito Alenka Bratušek, la già eurodeputata del Neos e ora candidata per il partito sloveno, Angelika Mlinar
Angelika Mlinar: Ho deciso candidarmi perché ritengo che l’Unione Europea è dinanzi a grandi sfide e di conseguenza il voto del 26 di maggio è molto importante, se non addirittura decisivo. Non è infatti tuttora chiaro se la maggioranza parlamentare sarà pro-europea oppure no. Credo che noi, democratici convinti, e che abbiamo lavorato per il bene delle persone e abbiamo accumulato molte esperienze dobbiamo prenderci la responsabilità per garantire la democrazia dell’Unione Europea. Ci rendiamo tutti conto che abbiamo la fortuna di vivere nella parte del modo dove lo standard di vita è tra i più alti. Ma ciò non basta, come aventi diritto dobbiamo prenderci la responsabilità di lottare per la democrazia nell’Ue e scegliere i rappresentanti politici che saranno in grado di difendere i successi ottenuti dall’Ue e aumentare l’importanza della Slovenia a livello Europeo.
Reporter: L’Europa non si è dimostrata particolarmente efficiente nel fronteggiare la crisi migratoria della cosiddetta rotta balcanica
Angelika Mlinar: Le migrazioni rappresentano una sfida e un problema allo stesso tempo per tutti noi. Nessuno stato non sarà in grado di risolvere da sola questo problema. Affermare altre cose sarebbe sbagliato. Tutti i paesi Ue devono rendersi conto che questo è un problema comune a tutti e di conseguenza deve essere risolto insieme. Dobbiamo intensificare i controlli lungo i confini esterni e approvare una politica d’accoglienza comune. La Slovenia ha a più riprese posto in primo piano questo problema e continua a farlo. Abbiamo dimostrato la nostra massima solidarietà con l’invio della nostra imbarcazione, Triglav, in Italia. Mentre gli altri paesi non lo hanno fatto. Io sto combattendo da tutta la vita per fare valere gli interessi sloveni e lo stesso deve essere fatto sul tema dei migranti. Le preoccupazioni dei cittadini, delle donne devono essere presi in considerazione dall’Unione Europea. Solo in questo momento potremo ritenerci cittadini Ue a tutti gli effetti.
Reporter: Cosa ne pensa dei controlli al confine con la Slovenia introdotti dall’Austria
Angelika Mlinar: Bisogna intensificare I controlli lungo i confini esterni dell’Unione Europea e non assolutamente farlo all’interno dell’Unione Europea. È proprio per la libera circolazione delle persone e della merce che l’unione Europea ha segnato grandissimi progressi. A proposito in veste di Parlamentare Europeo, ho scritto al cancelliere Sebastian Kurz dicendo che i controlli introdotti lungo il confine con la Slovenia è una misura che ci penalizza. E va a penalizzare l’economia slovena. Di conseguenza ho richiesto che questa misura venga tolta. Se ritiene invece che la Slovenia necessita di un supporto, allora i rinforzi austriaci sono i benvenuti.
Reporter: Cosa ne pensa del mancato sostegno da parte europea nell’implementazione della sentenza d’arbitrato
Angelika Mlinar: Per quanto riguarda la sentenza d’arbitrato e in generale tutta la questione confinaria io penso che la Croazia deve rispettare la sentenza e attuare quanto previsto. L’Ue si basa sul diritto, questo è chiaro a tutti, e di conseguenza se le regole vengono rispettate dalla Slovenia lo deve fare pure la Croazia. L’implementazione della sentenza mette però in luce che fino a questo momento i deputati sloveni hanno fatto troppo poco a livello europeo per aumentare l’influenza. Invece degli interessi nazionali si preoccupavano di difendere Orban e Tajani. Insomma, è giunto il momento di eleggere deputati sempre in grado di porre in primo piano gli interessi sloveni. Abbiamo il dovere di far sentire la nostra voce. Solo in questo modo verremo rispettatati in Europa.
Dionizij Botter