"Esprimo profondo e sincero rammarico e mi scuso per aver usato parole che possono aver offeso i vostri cittadini e sono state interpretate come una sorta di rivendicazione territoriale. Vi assicuro che non era mia intenzione farlo, tantomeno rispecchia la mia posizione sulla questione". Cosi il presidente dell'Europarlamento, Tajani, nella dichiarazione dopo l'incontro con gli eurodeputati di Slovenia e Croazia del Partito Popolare europeo, deputati che gli avevano scritto una lettera chiedendogli di chiarire ulteriormente le sue affermazioni in occasione della cerimonia a Basovizza e lo invitavano a commemorare le vittime di tutti i regimi. "Citando Istria e Dalmazia italiane, intendevo rivolgermi ai profughi di lingua italiana, istriani e dalmati, ai loro figli e nipoti che, in molti erano presenti alla cerimomia. La mia carriera politica", cosi ancora Tajani, "offre molteplici prove della grande amicizia e del grande rispetto, che ho sempre coltivato nei confronti dei cittadini di Slovenia e Croazia. Tutte le forme di totalitarismo vanno decisamente condannate, le vittime del fascismo, del nazismo e del comunismo vanno trattate con lo stesso rispetto", dice ancora il presidente dell'Europarlamento, che invierà, nello stesso spirito, anche una lettera al ministro degli esteri sloveno, Cerar. Soddisfatti della giustificazione gli eurodeputati Franc Bogovič e Lojze Peterle. Come rilevato da Bogovič, Tajani si è indubbiamente scusato, ammettendo di aver sbagliato. "Un incontro dai risultati importanti", ha detto Peterle; "il presidente dell'Europarlamento si è espresso contro tutti i totalitarismi". Fonti del Partito Popolare Europeo rivelano che una lettera di scuse verrà inviata da Tajani anche alla presidente croata Kolinda Grabar Kitarović. Da rilevare che pure il presidente sloveno, Borut Pahor si è rivolto al presidente dell'Europarlamento, sollecitandolo a distanziarsi completamente dalle dichiarazioni fatte domenica, per calmare i toni di un dibattito che si è infiammato e che ha coinvolto la politica europea.
Delio Dessardo