Bocciata in Europa, la Macedonia del nord si prepara a nuove elezioni anticipate, che verranno tenute il prossimo 12 aprile. A chiederle d'urgenza è stato il premier socialdemocratico Zoran Zaev, dopo il doloroso "no" all'attesa apertura dei negoziati di adesione all'UE, arrivato per l'insuperabile opposizione della Francia.
Zaev non ha nascosto tutta la sua delusione: per sbloccare l'apertura dei negoziati, in sala d'attesa dal lontano 2005, la Macedonia ha sottoscritto un doloroso compromesso per chiudere la decennale disputa sul nome con la vicina Grecia, accettando con gli accordi di Prespa di aggiungere "del nord" al suo nome costituzionale.
Tutto inutile, però, di fronte alle resistenze di Parigi, che chiede una revisione generale, non meglio specificata, dei meccanismi di ulteriore allargamento dell'Unione, prima di aprire le porte a Skopje, ma anche a Tirana.
"Siamo vittime di un'ingiustizia, di un'errore di dimensioni storiche", ha dichiarato Zaev ai giornalisti, ricordando la promessa di Bruxelles di premiare riforme e soluzione delle dispute con i vicini.
Per Zaev, la Macedonia del nord deve continuare a bussare alle porte dell'UE. Per farlo chiede un nuovo mandato agli elettori, sperando di sfruttare la vetrina del prossimo ingresso di Skopje nella Nato, che dovrebbe avvenire nei primi mesi del 2020.
La campagna elettorale, però, si prospetta complicata: la stella polare dell'integrazione europea è fortemente appannata, e a prescindere dai risultati elettorali, la Macedonia del nord faticherà non poco a trovare la sua strada.
Francesco Martino