Gli alberi monumentali più diffusi in Friuli-Venezia Giulia sono sicuramente gli abeti rossi e bianchi, tipici dei boschi alpini, i gelsi bianchi, le farnie, i faggi e gli aceri, ma non mancano anche rarità come il cedro azzurro dell'Atlante e la magnolia di Soulange, che si trovano nel Parco Rizzani di Pagnacco, o diversi esemplari di sofora del Giappone, albero ornamentale originario dell'Asia centrale dal caratteristico portamento pendulo.
Gli alberi raccontano anche la storia del territorio, soprattutto di uno complesso come quello della vicina regione, con i continui spostamenti dei confini: ne è un esempio la magnolia secolare dei giardini pubblici di Piazza Cesare Battisti a Gorizia, che venne piantata a metà '800 per trasgredire al divieto di esporre la bandiera italiana durante i moti irredentisti. Con le sue foglie sempreverdi, i fiori bianchi e i frutti rossi, infatti, questo albero rappresentava un modo alternativo per esporre il tricolore.
Altro albero monumentale della regione è l'imponente acero montano che si trova a Fusine, al margine del prato Oman. Ha più di 170 anni e delle dimensioni impressionanti: 29,5 metri di altezza, con il fusto che si biforca a circa mezzo metro da terra, originando due distinte branche di 445 e 380 cm di circonferenza, mentre la chioma copre ben 22 metri di diametro. In autunno quando le foglie assumono il caratteristico colore dorato, si crea un suggestivo gioco di colori con il verde del muschio che cresce sul tronco.
A Sterpo, frazione del piccolo comune di Bertiolo si trova invece una delle farnie più antiche e grandi d'Italia. L'albero, appartenente alla famiglia delle querce, è all'interno del giardino della cinquecentesca Villa Colloredo Venier, ed ha un'età stimata tra i 500 e i 600 anni. Caratterizzata da un grosso tronco cavo, che misura 8 metri di circonferenza e una chioma che copre ben 32 metri in larghezza, per sostenere uno dei suoi rami ed impedire che si spezzasse sotto il proprio peso è stata perfino costruita una piccola colonna in mattoni come sostegno.
Davide Fifaco