I vertici dietini - come ormai tradizione- hanno incontrato i cittadini nelle piazze delle principali località istriane. A Pola, il presidente DDI Boris Miletić ha affermato che fin dall'inizio il partito si è contraddistinto per l'impegno nel decentramento dei poteri, il rispetto dell'antifascismo e l'affermazione della multiculturalità e della convivenza. "Non esistono altre scelte o compromessi per la tutela di questi valori" ha detto Miletić ringraziando gli elettori per la fiducia dimostrata in questi tre decenni mentre il vice-presidente ed europarlamentare, Valter Flego ha affermato che "la Dieta continuerà ad essere una formazione innovativa e all' avanguardia sia in Croazia che in Europa".
Biscottini a forma di cuore quelli donati ieri dai vertici del partito perché è proprio a San Valentino, quello del 14 febbraio 1990, che nasceva a Pola la Dieta Democratica istriana. "Fondata da istriani autoctoni per salvaguardare lo spirito degli avi mai stati padroni in casa loro" recitava la Dichiarazione programmatica voluta da Ivan Paoletta, i fratelli Martincić e altri padri fondatori che anche con la scelta del simbolo, quelle e tre caprette su sfondo verde - a rappresentare l'Istria divisa tra parte croata,slovena ed italiana- auspicavano una ricomposizione della penisola e guardavano lungimiranti ad un euro regione istriana.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. Terremoti interni hanno allontanato dalla Dieta personalità di spicco: basta fare il nome di Luciano Delbianco e di altri come Dino Debeljuh, Damir Kajin, Loredana Bogliun che hanno indubbiamente dato il loro contributo nel plasmare il credo politico ideologico regionalista contribuendo all' affermazione del partito a livello nazionale e internazionale. In mano a Ivan Nino Jakovčić dal 1991 al 2014 la Dieta ha conosciuto alti e bassi, momenti felici e periodi di crisi dai quali è sempre riuscita a uscire - forse- ancora più forte e più compatta. In trent'anni è stata sempre presente con quattro deputati al Sabor, dal 2014 ha un europarlamentare e ha fatto inoltre parte del governo Milanović e ancor prima di quello Račan che lo stesso Jakovčić abbandonò a causa dello Statuto Istriano; documento malvisto a Zagabria e sospeso dalla Corte Costituzionale nella parte relativa alle disposizioni di pariteticità delle lingue croata ed italiana e in generale di tutela della minoranza.
Se a livello europeo ha sempre goduto di grandi simpatia, a livello nazionale, tacciata di autonomismo e separatismo , La DDI è sempre stata guardata con diffidenza e sospetto addirittura dalle forze politiche croate più aperte e liberali. In Croazia sono in tanti ad affibbiarle il titolo di "accadizeta istriana" dimenticando che -comunque e in ogni caso- con vizi, errori e imperfezioni il partito che governa la regione da quasi trent'anni ha fatto dell' Istria la locomotrice del paese sia nel settore dell' economia e del turismo che in quello della cultura e della civiltà. Un'Istria forse diversa da quella voluta dai padri fondatori della Dieta Democratica istriana, che va migliorata, perfezionata ma della quale - guardando al mondo che ci circonda- è ancor sempre bello far parte. Un'Istria dove nonostante tutto non ci si sente stranieri in casa propria.
Lionella Pausin Acquavita