Non c'è ancora un comunicato ufficiale, ma sembrerebbe che l'annuncio dello scorso 11 giugno dato dal presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Renzo Codarin, della visita dei Presidenti della Repubblica slovena e italiana, Borut Pahor e Sergio Mattarella, alla Foiba di Basovizza, sia stato accolto dalle istituzioni. Pahor ha spiegato di non avere preclusioni a visitare la Foiba di Basovizza se il presidente italiano lo accompagnerà al vicino Monumento dedicato ai quattro antifascisti sloveni uccisi il 6 settembre dopo essere stati condannati dal Tribunale speciale, organo del regime fascista. Sarà interessante scoprire se i due presidenti terranno un discorso presso i monumenti e soprattutto cosa eventualmente diranno. La Skgz - Unione Culturale Economica Slovena - ha spiegato che si attende che tutto si svolga in conformità con i fatti storici avvenuti, secondo la relazione redatta 20 anni fa dalla commissione mista italo-slovena. L'Skgz vede nella visita dei presidenti l'inizio e non la fine del processo di riconciliazione.
Intanto Paolo Sardos Albertini, Presidente della Lega Nazionale, ha reso noto di aver inviato una lettera al Capo dello Stato Mattarella ricordando come, anche nell'ultima cerimonia alla Foiba di Basovizza, egli avesse auspicato che autorità slovene e croate venissero al Sacrario affinché, insieme, si potessero ricordare sia gli Italiani che gli Sloveni che i Croati, rimasti vittime, a migliaia, dal terrore comunista titino. Sardos Albertini ha inoltre espresso "pieno compiacimento per la notizia della prevista visita dal Capo dello Stato sloveno", inoltre ha evidenziato come la recente celebrazione del 12 giugno sia assimilabile alla celebrazione del Giorno di liberazione della Slovenia dall'occupazione jugoslava.
Il consigliere comunale di Forza Italia, Michele Babuder, si è infine rivolto al presidente sloveno chiedendo la rimozione immediata della scritta "Tito" dal Confine Basovizza-Lipica. Babuder spiega che la Slovenia si dovrebbe “adoperare in quel frangente. La scritta campeggia da sessant'anni sul confine italo-sloveno, e proprio in questi giorni è stata fatta di nuovo. Credo che sia un affronto, un non voler vedere, far finta di non vedere quell'abominevole scritta”.
Davide Fifaco