È stato il sistema informatico dell’Inps e delle casse private il primo ostacolo per ottenere il contributo una tantum da 600 euro deciso dal governo per i lavoratori autonomi.
Il provvedimento rientra nelle misure avviate dall’esecutivo con il decreto Cura Italia, per ammortizzare gli effetti del Lockdown: la somma non sarà tassata e non farà reddito, e hanno diritto a presentare la domanda liberi professionisti e lavoratori con rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, ma anche commercianti, lavoratori stagionali, coltivatori, lavoratori dello spettacolo e giornalisti.
Il sostegno spetta a chi ha percepito nel 2018 un reddito non superiore a 35mila euro lo scorso anno, e la cui attività sia stata interrotta, o rallentata, dall’emergenza, ma anche chi figura nella fascia tra 35 mila e 50 mila euro e ha subito una contrazione di almeno il 33 per cento del fatturato nel primo trimestre 2020. Lo stanziamento per aprile è di tre miliardi in totale, e il provvedimento sarà probabilmente rifinanziato portando il contribuito a 800 anche il prossimo mese. La misura non è cumulabile con pensioni o reddito di cittadinanza, ed è necessaria l’iscrizione a una cassa previdenziale. Se si considerano le risorse per un mese, e i requisiti, potrebbero avere il bonus circa 4,8 milioni di lavoratori.
Il via alla presentazione delle richieste ha provocato però un autentico assalto alla diligenza, o meglio al sistema informatico dell’Inps: decine di migliaia di lavoratori autonomi hanno cercato di accedere subito dopo mezzanotte, spinti dalla possibilità che per stilare la graduatoria potesse far fede l’ordine di presentazione delle domande, giunte al ritmo di 300 al secondo, trecentomila solo dall’una di notte alle 8,30. Il sistema ha cominciato ad accusare problemi, sia di sovraccarico, con l’impossibilità di presentare la domanda, sia facendo finire i professionisti nell’area riservata di altri iscritti all’istituto, rivelandone i dati sensibili. L’Inps ha parlato di attacchi hacker, chiudendo l’accesso agli utenti fino al pomeriggio.
Non va meglio agli istituti previdenziali privati, incaricati di raccogliere le domande delle categorie di riferimento. Anche all’Inpgi, ente di previdenza dei giornalisti italiani, fin dalla mezzanotte sono arrivate migliaia di richieste via email che hanno intasato il sistema, costringendo l’ente a chiedere agli iscritti di rimandare la richiesta con la copia del primo invio, mentre si cercava di potenziare la rete. In questo caso è stato confermato anche il fatto che la graduatoria per l’accesso al contributo seguirà l’ordine di arrivo delle domande, una volta stabilita la presenza dei requisiti, che però comprendono quasi la totalità dei giornalisti autonomi in Italia, categoria notoriamente sottopagata.
Alessandro Martegani