Non sono ancora chiare tutte le circostanze della morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, l’agente ucciso la scorsa settimana a Roma.
Gli investigatori hanno eseguito un nuovo sopralluogo nella stanza dell'hotel dove alloggiavano Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, i due giovani arrestati per l’omicidio del Carabiniere.
Al vaglio degli inquirenti i movimenti dei due nelle ore dell’omicidio: nella stanza dell’albergo era stato ritrovato il coltello utilizzato, e gli esperti stanno raccogliendo tracce biologiche e impronte digitali, cercando di capire anche perché i due avessero un’arma, e perché invece Cerciello fosse disarmato.
E' stato acquisito anche l'elenco dei turni della Stazione Farnese per certificare la presenza in turno di Cerciello dalla mezzanotte alle 6 di mattina del 26 luglio, e i tabulati
telefonici dei due americani, di Sergio Brugiatelli, l'uomo derubato del suo zaino dai due californiani, e del pusher che avrebbe venduto aspirina anzichè cocaina ai due arrestati.
A Roma intanto sono giunti genitori dei due giovani: Ethan Elder, il padre di Finnegan Lee Elder, il giovane che avrebbe materialmente inferto le 11 coltellate all’agente, ha fatto visita al figlio nel carcere di Regina Coeli, e ha confermato la decisione del consolato americano di cambiare legale.
A Roma è giunto anche Fabrizio Natale, genitore dell’altro giovane californiano, Christian Gabriel Natale Hjorth, al centro anche di un altro caso giudiziario dopo esser stato fotografato, legato e bendato, all’interno della stazione dei carabinieri. La procura militare di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti per la divulgazione della foto sui social. Il padre sì è detto convinto dell’innocenza del figlio e che saranno accertate dai PM di Roma eventuali responsabilità per il trattamento del giovane. "Stiamo valutando - ha intanto annunciato il legale di Hjorth - se fare istanza al Tribunale del Riesame",
Anche Sergio Brugiatelli, l'uomo che chiamò i carabinieri e a cui i due ragazzi americani indagati rubarono lo zaino, ha intanto precisato di non essere mai stato un "intermediario di pusher né un informatore delle forze dell'ordine, inoltre – ha aggiunto - non ricordo di aver mai detto che gli aggressori fossero magrebini", una voce circolata nelle ore immediatamente successive all’omicidio.
Alessandro Martegani