Passata la due giorni sulla fiducia in Parlamento, il nuovo governo, al netto di qualche altra procedura d’avvio come la nomina dei sottosegretari e dei viceministri, che ha comunque innescato una nuova trattativa con Forza Italia, può iniziare a entrare nel vivo della gestione del Paese, e non sono pochi i temi su cui la premier Meloni ha promesso dei cambiamenti evidenti.
Nella sua replica al Senato non ha risparmiato critiche all’opposizione e anche al governo precedente, di cui fra l’altro facevano parte gli alleati di Lega e Forza Italia, a partire dall’uso dei fondi del Pnrr, che secondo Meloni accuserebbe dei ritardi, fino a uno dei capisaldi dei due governi di cui faceva parte il centro sinistra, la gestione della pandemia, nella quale, sempre secondo la Premier, le scelte sarebbero state fatte "senza basi" e sposando la scienza quasi fosse "una religione".
Non sono mancate le stoccate all’opposizione, ai 5 Stelle che, ha detto Meloni, "brindavano per l'abolizione della povertà", e al Pd, che chiede il salario minimo, considerato inefficace dalla Premier, che punta invece all’estensione dei contratti collettivi e al taglio del cuneo fiscale.
Al di là della verve polemica però, appare ancora difficile vedere una linea coerente nella politica economica del nuovo governo che da una parte accoglie idee care alla Lega come la pace fiscale, o l’innalzamento del tetto per l’uso del contante che, ha detto Meloni, non frena l'evasione e "penalizza i poveri", ma dall’altra promette una lotta all’evasione anche se partire dai grandi gruppi; accusa il passato governo di aver lasciato poche risorse, ma pensa già alla revisione del patto di stabilità, puntando quindi a fare altro debito, senza dire chi potrebbe acquistarlo e a che costo per le casse dello Stato.
Stessa cosa sul fronte più delicato, quello dei diritti civili: Meloni ha confermato il sostegno alla natalità, senza riuscire a spazzare via i timori dell’opposizione e non solo di un riduzione dei diritti di scelta delle donne, e anche l’episodio delle cariche della polizia agli studenti della Sapienza è stato liquidato come un intervento “contro persone che stavano impedendo ad altre di manifestare”.
Un’impostazione che sembra voler dare un immediato segnale di svolta, e punta smontare capisaldi della precedente gestione di centro sinistra, anche dal punto di vista culturale.
Segnali che sono stati colti dall’opposizione, che però al momento non sembra avere né gli strumenti né l’unità necessaria per contrastare il centro destra. Se i 5 Stelle, la forza che sembra esser entrata meglio di altre nel ruolo di opposizione, sono decisi ad andare da soli, puntando sulla difesa dei punti fermi del proprio programma come il reddito di cittadinanza, il Pd è apparso ancora scosso, incapace di contrastare in modo efficace la verve e gli attacchi della premier in Parlamento, mentre Calenda e Renzi, pur non votando la fiducia ma dichiarandosi disponibili a trattare sulle riforme, sembrano impegnati a criticare più il Pd rispetto alla maggioranza di governo.
Alessandro Martegani