Corre su un inedito asse fra Italia Viva e Lega l’offensiva al testo del Ddl Zan, il progetto di legge contro l’omotransfobia, da settimane al centro del dibattito politico e diventato anche un caso internazionale dopo l’intervento della Santa Sede.
Pd e 5 Stelle puntano a far votare il testo attuale la prossima settimana, e voteranno favore della calendarizzazione, ma il rischio che il provvedimento non raggiunga la maggioranza è più che concreto.
Dall’altra parte infatti c’è la contrarietà netta di Fratelli d’Italia, che accusa il testo di introdurre un reato d’opinione, ma anche della Lega, di parte di Forza Italia, e ora anche di Matteo Renzi che ha chiesto profonde modifiche per non rischiare di vedere il provvedimento respinto in aula. “Io punto a far approvare il provvedimento e non ai like sui Facebook, meglio un compromesso che nessuna legge”, ha detto lo stesso Matteo Renzi. In particolare la proposta firmata dal sottosegretario agli interni ed esponente di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, modificherebbe i punti controversi su identità di genere e scuola, ma la reazione del Pd non rivela diponibilità a possibili modifiche del testo.
“Non capisco la posizione di Italia Viva - ha detto il segretario Enrico Letta -: ha fatto un lavoro importante, e insieme a Pd, Leu e M5s ha votato la legge alla Camera e improvvisamente ha cambiato idea”. Ancor più duro il primo firmatario della legge, Alessandro Zan: “Voglio escludere che nelle parole di Renzi si celi un accordo con Salvini: una legge che tutela dai crimini d'odio non si può barattare con un accordo di potere. Renzi vuole essere protagonista di una mediazione, ma rischia di far saltare la legge: dire che non ci sono i numeri al Senato è una bugia – ha aggiunto - dobbiamo rimanere compatti”.
Il timore, nemmeno troppo celato da parte di quelli che rimangono alleati di governo di Italia Viva e anche della Lega e di Forza Italia, è che Renzi voglia sfruttare questa vicenda per una nuova prova di forza con il Pd, e anche mandare segnali a possibili nuovi alleati nel centro destra.
Accuse rinviate al mittente da parte del diretto interessato, che in ogni caso è riuscito ancora una volta a ritornare al centro dello scenario politico in Italia.
Le sorti della legge intanto rimangono molto incerte: la calendarizzazione non garantisce il passaggio del provvedimento anzi, al momento il rischio di uno stop al Senato è più che concreto, un’ipotesi che rischierebbe di affossare definitivamente un provvedimento su cui il Pd e in parte anche i 5 Stelle hanno basato gran parte della propria azione politiche delle ultime settimane. Anche un accordo su una modifica rallenterebbe però i tempi perché il progetto dovrebbe ritornare alla Camera per una nuova approvazione.
Alessandro Martegani