Era il simbolo della rinascita delle aree colpite dalla tempesta Vaia, che fra l’ottobre e il novembre 2018, colpì con raffiche di vento e forti piogge Francia, Italia, Croazia, Austria e Svizzera.
Sulle montagne di Veneto, Trentino e anche Friuli Venezia Giulia erano state rase al suolo intere foreste, e con i resti del legno degli alberi abbattuti dalla tempesta era stato realizzato il “Drago di Vaia”: l’opera, realizzata dallo scultore di Roana Marco Martalar, sorgeva a Magrè di Lavarone, sull'Alpe Cimbra. Era il drago in legno più grande del mondo, alto 6 metri e lungo 7, costruito con 3.000 viti e 2.000 scarti di arbusti.
Un simbolo che però è andato in fumo, quasi certamente per cause dolose: l’opera è stata ritrovata completamente divorata dalle fiamme, e i Vigili del fuoco, giunti sul posto nella notte dopo l’allarme lanciato a causa del fuoco visibile a chilometri di distanza, non hanno potuto salvare la scultura.
Il sindaco di Lavarone, Isacco Corradi, si è augurato che si sia trattato di un incidente e ha già lanciato una raccolta fondi per ricostruire il drago: proprio martedì mattina nella zona si era tenuto un concerto, ma appare più probabile il gesto di un piromane.
I carabinieri della compagnia di Rovereto hanno avviato accertamenti sull'incendio: la zona in cui si trovava il Drago era liberamente accessibile attraverso sentieri e piste forestali, e gli inquirenti stanno esaminando le immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti nelle strade di accesso all'area.
“Quanto miserabile - scritto su Facebook presidente della Regione Veneto Luca Zaia - dev'essere chi distrugge un'opera-simbolo com'era questo Drago”. “Il piromane che ha compiuto questo rogo doloso – ha aggiunto il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti - si dovrebbe solo vergognare”.
Alessandro Martegani