È già scattata la caccia ai nomi dei cinque deputati italiani che, come rivelato dal quotidiano la Repubblica, avrebbero chiesto il sussidio di 600 euro, poi elevato a mille, riservato ai professionisti e partite iva in difficoltà a causa del Covid.
I cinque parlamentari erano stati segnalati, accanto ad altre duemila persone fra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci, dalla direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell'Inps, una struttura creata recentemente dal presidente Pasquale Tridico per rilevare eventuali abusi nelle richieste.
Nonostante lo stipendio dei deputati in Italia si aggiri sui 13 mila euro al mese, i cinque deputati, tre apparterrebbero alla Lega, uno ai 5 Stelle e uno a Italia Viva, avrebbero comunque chiesto e incassato il sussidio di marzo da 600 euro, e si sta verificando se abbiano preso anche quello di aprile da mille euro.
Purtroppo, sono in buona compagnia: fra i segnalati ci sarebbero anche un noto conduttore tv, e molti amministratori pubblici. In alcuni casi, come per sindaci e consiglieri, in particolare di piccoli comuni, la richiesta potrebbe anche essere legittima, ma certamente non nel caso di assessori e consiglieri regionali che percepiscono retribuzioni vicine a quelle dei parlamentari.
Il caso è stato immediatamente condannato da tutte le forze politiche, che hanno chiesto la pubblicazione dei nomi e le dimissioni immediate dei cinque deputati, invitati da autodenunciarsi.
“Questi deputati chiedano scusa e restituiscano quanto percepito. – ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico -: è una questione di dignità e di opportunità, in quanto rappresentanti del popolo, abbiamo degli obblighi morali, al di là di quelli giuridici”.
I nomi però sono protetti dalla privacy e fra le ipotesi c’è anche quella di convocare in commissione il presidente dell’Inps Tridico, per rivelare le identità, ma ci sarebbe comunque bisogno di cambiare i regolamenti dell’istituto.
Una prima autodenuncia intanto è già arrivata: è quella di una consigliera comunale di Milano, che ha ammesso di aver preso il bonus, ricordando però che non vive di politica ma del suo lavoro.
Alessandro Martegani