L’epidemia in atto nel paese, ma anche le speranze di ritrovare la normalità grazie all’avvio delle vaccinazioni, e le fibrillazioni nel governo sul recovery plan sono stati i temi della Conferenza stampa di fine anno del Premier Giuseppe Conte.
Organizzata in presenza, cosa non scontata visti gli ultimi mesi ha sottolineato il presidente dell’ordine dei giornalisti Carlo Verna, la conferenza si è aperta con un minuto di raccoglimento per le vittime del Covid e per i familiari. Verna ha anche introdotto l’incontro sottolineando le difficoltà de settore giornalisti co in Italia, fondatale per la democrazia e in particolare nel corso dell’emergenza, ma in forte difficoltà per il calo delle vendite dei giornali, la riduzione dei giornalisti assunti nelle redazioni, e le retribuzioni bassissime, pochi euro a pezzo, che gli editori impongono in particolare freelance, che attualmente sono la maggior parte dei giornalisti italiani, ma anche per l’aumento di casi di giornalisti minacciati.
Parte delle domande al Premier che ha rinunciato a un intervento introduttivo lasciando spazio alle domande, sono state dedicate alla pandemia e al piano vaccinale che sta per partire: “Entro aprile contiamo di vaccinare 15 milioni di persone, quindi a primavera la campagna vaccinale comincerà a far sentire i propri effetti sull’immunizzazione nel paese. Rispetteremo comunque le proprietà decise dal Parlamento a dalla conferenza delle regioni. Io stesso – ha aggiunto – che farei il vaccino anche subito per dare il buon esempio, attenderò il mio turno come tutti gli italiani”. Il Premier ha comunque escluso la possibilità di rendere il vaccino obbligatorio, confidando nella realizzazione del piano vaccinale.
Il Premier ha anche ricordato che “l’Italia è stato il primo Paese europeo e occidentale in cui è scoppiata la pandemia in modo così incisivo. Questo – ha aggiunto - ci ha complicato la risposta e abbiamo dovuto elaborare risposte che non ci consentivano di riprodurre quelle applicate altrove”. “Avremo sempre il massimo impegno per limitare le limitazioni delle libertà personali. Nella seconda ondata le misure restrittive sono dappertutto e a volte anche in modo più incisivo che da noi”.
Sulla riapertura delle scuole Conte ha auspicato “che il 7 gennaio le scuole secondarie di secondo grado possano ripartire con una didattica integrata mista almeno al 50 per cento in presenza, nel segno della responsabilità, senza mettere a rischio le comunità scolastiche”.
Conte ha anche affrontato il tema della verifica di Governo, e delle tensioni che stanno attraversando la maggioranza, anche se, ha detto, il compito fondamentale del governo è il recovery plan, su questo bisognerà trovare l’accordo e la sintesi politica entro febbraio per realizzare i progetti. “Siamo in ritardo - ha ammesso - e non abbiamo più molto tempo per definire piano priorità, perché non possiamo permetterci di sprecare un euro, non possiamo permetterci di galleggiare.” “Dobbiamo affrontare nei primi giorni di gennaio il Recovery Plan, per definirlo in via definitiva a febbraio”. “Per rafforzare la fiducia e la credibilità del governo e della classe politica - ha aggiunto - bisogna agire con trasparenza e confrontarsi in modo franco. Finché ci sarò io ci saranno sempre passaggi chiari, franchi, dove tutti i cittadini potranno partecipare e i protagonisti si assumeranno le rispettive responsabilità”.
Questa maggioranza, ha però assicurato Conte, continua comunque ad avere una prospettiva di fine legislatura, e continuerà ad agire con un confronto costante con l’Unione Europea. E riguardo i rapporti con i partner europei, Conte, commentando la notizia dell'ordine di 30 milioni di vaccini da parte della Germania al di fuori degli accordi europei, ha ricordato che i patti comunitari sui vaccini vietano ai paesi firmatari di rifornirsi attraverso canali alternativi.
Alessandro Martegani