"Io vado avanti, sono convinto di fare gli interessi degli italiani, degli immigrati regolari perbene e dei profughi veri". Da Chieti, dove ha partecipato a un incontro elettorale vista delle regionali in Abruzzo di febbraio, Matteo Salvini ha rinviato al mittente le critiche mosse da alcuni sindaci di centro sinistra, che avevano annunciato di non voler applicare le norme del decreto sicurezza che impediscono di riconoscere la residenza ai richiedenti asilo, e quindi l'accesso ai servizi. "C'è qualche sindaco incapace - ha detto il leader della Lega - che siccome non sa gestire Palermo, Napoli, Firenze e altre città, si inventa polemiche che non esistono: per me la polemica non esiste - ha aggiunto - c'è una legge dello Stato, firmata dal presidente della Repubblica, applicata dal 99 per cento dei sindaci".
Sulla stessa linea anche Luigi di Maio, che ha liquidato l'atteggiamento dei sindaci ribelli come una manovra elettorale. Alcuni primi cittadini sono determinati a resistere, e si preparano a ricorrere alla Corte costituzionale, mentre agenti della polizia si sono già presentati all'Anagrafe di Palermo, città del sindaco Leoluca Orlando, chiedendo chiarimenti sulle procedure seguite per le registrazioni degli immigrati.
Il Governo ha poi smentito che sia in corso un braccio di ferro tra Salvini e il Premier Conte, che avrebbe voluto un incontro con l'Anci per trovare un accordo.
Anche nella maggioranza però non mancano perplessità: proprio il mancato voto di fiducia sul decreto sicurezza aveva determinato l'espulsione dal Movimento 5 stelle dei senatori Gregorio De Falco e Saverio De Bonis, e il senatore grillino Matteo Mantero ha parlato di "un decreto incostituzionale e stupido, e che ha fatto fare solo bella figura ai sindaci del Pd".
Un invito al dialogo è giunto dal presidente dell'Anci, l'associazione dei comuni italiani, Antonio Decaro, che ha ricordato come "le nuove norme mettano i sindaci in una oggettiva difficoltà", ma anche come prima di diventare ministro, lo stesso Salvini invitasse "platealmente i sindaci a disobbedire alla legge sulle unioni civili".
Alessandro Martegani