Luigi di Maio lascia la guida del Movimento 5 stelle. Il capo politico del Movimento, confermando le indiscrezioni riportate da tutti i giornali italiani, ha annunciato di voler lasciare la guida del partito nel corso della riunione convocata con i ministri e i viceministri grillini.
Di Maio ha deciso di confermare ufficialmente la decisione nel corso di una riunione con i “facilitatori regionali”, le nuove figure che dovrebbero assicurare un collegamento fra i vertici del partito e il territorio, ma la notizia era data per assodata fin dalla mattina.
Alla base della decisione di lasciare il ruolo di leader del partito, la consapevolezza di non rappresentare più tutto il movimento: con una continua emorragia di parlamentari passati al gruppo misto, Di Maio sembrava quasi ostaggio delle correnti interne al partito, e nemmeno Beppe Grillo, garante e fondatore del Movimento, sembra in grado d’invertire la tendenza.
Su Di Maio, su Davide Casaleggio, sulla piattaforma Rousseau e su Grillo, sono piovute accuse di autoritarismo da parte dei parlamentari grillini, e Di Maio non sembra nemmeno disposto a diventare il volto del risultato del voto in Emilia Romagna e Calabria, una consultazione a cui i grillini non volevano nemmeno partecipare, che potrebbe trasformarsi in un autentico disastro per i 5 Stelle.
Il ruolo di Di Maio dovrebbe essere affidato al membro più anziano del Comitato di garanzia, il sottosegretario Vito Crimi, che dovrebbe traghettare il partito fino agli Stati Generali previsti a metà marzo, una data a cui però il Movimento rischia di arrivare con un consenso a minimi storici e un partito lacerato, in una crisi che coinvolge anche altri esponenti di primo piano del partito, come la sindaca di Roma Virginia Raggi, che ha subito l’approvazione di due mozioni dell’opposizione in consiglio comunale con il voto favorevole di 12 consiglieri grillini, e starebbe meditando di non ricandidarsi.
Alessandro Martegani