Ormai non si può più parlare di casi e manifestazioni isolate: dopo l’approvazione del nuovo decreto la protesta è ormai scoppiata in tutta la penisola, e la cronaca delle manifestazioni contrarie alle nuove misure del governo è quotidiana.
Accanto al reale e comprensibile disagio di molte categorie, che si sono viste ridurre bruscamente la fonte di guadagno dopo una primavera in lockdown e un’estate comunque non facile, ci sono però anche i gruppi organizzati che hanno spesso dato alle manifestazioni una connotazione violenta.
Movimenti di estrema destra, centri sociali, e tifosi si sono inseriti nelle manifestazioni di commercianti, professionisti e lavoratori, innescando scontri e violenze, come accaduto anche a Trieste, e dando concretezza a uno dei maggiori timori del governo riguardo le conseguenze della pandemia.
Lanci di fumogeni e bombe carta, cariche della polizia e folla sgomberata con gli idranti, violenze e devastazioni sono diventate cronaca a Roma solo 24 ore fa, ma anche a Napoli, Torino, Milano e in altre città. Sono immagini che da qualche giorno occupano quotidianamente le pagine dei giornali, e gli arresti e la reazione delle forze dell’ordine non sembrano per ora controllare la rabbia che cresce e di giorno in giorno, e le manifestazioni non si fermano. Anche oggi a Trieste ad esempio è prevista un’iniziativa dei titolari e lavoratori del settore delle palestre, e nel fine settimana sono annunciate altre proteste un po’ in tutto il paese.
Già la scorsa primavera la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese aveva messo in guardia contro il crescere delle tensioni sociali, e oggi ha allertato questure e prefetture invitando a vigilare sulle manifestazioni che “rischiano di degenerare” per l’infiltrazione di gruppi di “professionisti dello scontro”. Anche Giuseppe Conte ha chiesto a chi manifesta pacificamente d’isolare chi commette violenze, segno che il problema viene preso molto sul serio.
Il riferimento della ministra è ai movimenti di estrema destra, come Casapound e Forza Nuova, ma anche ai centri sociali e ai gruppi ultras che, come già accaduto in passato, cavalcano il disagio sociale e la rabbia dei cittadini per aumentare il consenso e destabilizzare il paese. In alcune regioni, come in Campania per i disordini di Napoli, si parla anche di una regia da parte della criminalità organizzata.
Tutti pericoli contro i quali, accanto alla lotta alla pandemia, lo Stato deve organizzare una difesa per non rischiare di perdere il controllo delle piazze, con la prospettiva di tornare al clima degli anni di piombo, ma anche di far passare in secondo piano le istanze di chi, con modalità più o meno opportune, scende in piazza per manifestare un disagio reale.
Alessandro Martegani
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