Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Giancarlo Giorgetti era ieri a Trieste per partecipare alla festa della Lega provinciale. Giorgetti è senza alcun dubbio uno dei fautori, insieme a Matteo Salvini, del successo del movimento nato decenni fa nel nord est dell'Italia; e che sotto la guida di Salvini e dei suoi uomini si è trasformato in un fenomeno politico di portata europea. Abbiamo, quindi, chiesto a Giancarlo Giorgetti di spiegarci, da dentro la stanza dei bottoni, che cosa è accaduto e quali potrebbero essere gli scenari futuri in vista delle prossime elezioni europee.
"Innanzitutto, è chiaro che Trieste e il Friuli-Venezia Giulia si trovino in una posizione strategica per la rotta dei Balcani. Tutti i media sono concentrati sul fenomeno degli sbarchi, però, è evidente che il Ministero degli interni ed il Ministro Salvini sanno perfettamente che c'è un'altra frontiera che deve essere presidiata. Qui c'è Fedriga che ha ben presente la situazione e finalmente ci sono istituzioni locali sensibili sul tema, che ovviamente sono orientate a chiudere anziché ad aprire; e quindi questa collaborazione tra Governo centrale- Salvini e Governo locale- Fedriga, secondo me, è il mix giusto per dare una risposta a quelle che sono le richieste del popolo, come d'altronde ha dimostrato anche un sondaggio recente, nel quale la maggioranza degli italiani ha detto di stare con Salvini e non con chi fa delle prediche inutili".
Il movimento si sta muovendo in vista delle prossime elezioni europee. Quali saranno le vostre mosse?
"Io penso che l'Europa vive una crisi evidente. Un'entità che non riesce a decidere niente, che quando si riunisce conclude i propri vertici con un nulla di fatto ha di fronte a sé un appuntamento, quello elettorale della prossima primavera, che sarà un momento di svolta. Non vedo come possa risorgere tra i popoli un sentimento europeo dopo che la burocrazia di Bruxelles lo ha mortificato per anni. Probabilmente le elezioni europee segneranno un passaggio in cui magari ci sarà spazio per un'Europa dei popoli; ossia un'Europa nella quale, in qualche modo, le differenze possano convivere e prosperare, mettendo in comune effettivamente soltanto le cose che va bene gestire insieme".
Si può sperare nella tenuta dell'Europa, dove sembra che ognuno vada per i fatti suoi?
"Il problema è che non c'è una logica. L'Europa e la Commissione europea si trovano in una condizione di grandissima fragilità. Sono venuti meno, innanzitutto, i poli politici riconosciuti. Il blocco socialista e quello popolare non sono più in grado di garantire neppure una maggioranza solida e consolidata. Quindi, con il disfacimento di questo tipo di blocco politico, anche quelle che erano le strategie di progressivo consolidamento, dalla moneta unica alla politica fiscale o a quella sull'immigrazione, sono venute meno. Questa fase di crisi, però, oggi con la Commissione in via di uscita, sicuramente non può trovare risposte. Ne avrà forse di nuove, forse di originali il prossimo anno in funzione di quelli che saranno gli equilibri politici la prossima primavera in tutta Europa".
Qualche anno fa avrebbe mai pensato che la Lega sarebbe arrivata a questo punto, non solo in Italia ma anche in Europa?
"Onestamente no. Chi avrebbe, però, detto nel 1987 che da lì a due anni sarebbe venuto giù il muro di Berlino e che avremmo visto un'Europa totalmente diversa. Quando si innescano questi meccanismi storici i risultati possono essere assolutamente incredibili, rispetto a ciò che a ragione si sarebbe potuto prevedere. Salvini ha sfruttato il più grande paese, ed anche quello maggiormente in crisi, per affermare un tipo di leadership diversa. Non che ci siano altri in Europa che abbiano in qualche modo portato avanti questo tipo di discorso; ma sicuramente se cambia rotta una grande paese come l'Italia non si può pensare che non ci siano effetti anche su tutto il continente".
Ci può spiegare questo fenomeno di Steve Bannon che è sbarcato anche in Europa?
"Fino a qualche tempo fa eravamo noi che inseguivamo Bannon, adesso è Bannon che insegue le dinamiche europee. Io penso, però, che tutto ciò non sarebbe potuto accadere se negli Stati Uniti non si fosse affermata una leadership come quella di Trump, perché questa in qualche modo ha cambiato la percezione mondiale rispetto al superamento della destra e della sinistra. Tutto quello a cui assistiamo oggi è semplicemente il superamento dei blocchi politici creati con le ideologie del dopo guerra. Oggi non ci sono più praticamente in nessun paese europeo, dove di stanno sfaldando. In tutta Europa stanno nascendo nuovi movimenti con risposte originali da parte dei popoli. Evidentemente le vecchie ideologie, che sono state impostate ovunque, soprattutto in Europa, sulle stesse risposte e sulle stesse ricette, sono state rifiutate dal popolo. Che differenze ci sono oggi tra le posizioni di un partito socialista europeo e di uno popolare? Si fa fatica a trovarle e perciò il popolo, non trovando più risposte nei partiti tradizionali, sta cercando altre strade. In questo senso Bannon è originale, perché anche lui negli Sati Uniti, in qualche modo, ha interpretato questo nuovo tipo di sentimento politico, di chi non si vedeva più rappresentato né dal partito democratico né da quello repubblicano tradizionale, tanto è vero che Trump è un'espressione abbastanza eterodossa rispetto alla destra americana classica. È lo stesso fenomeno sta accadendo in tutto il mondo, ed evidentemente deriva dalla crisi della democrazia rappresentativa".
Ma come definire la Lega? All'estero si ha difficoltà a collocare il suo partito. È di destra, è di sinistra?
"Bè, questo è molto positivo. Le categorie di destra e di sinistra non esistono più. Sicuramente la Lega è un partito sovranista, nel senso che la Lega ritiene che la sovranità appartenga al popolo e non ad altre istituzioni che non lo rappresentano. In questo senso, essendo sovranista, riconosce a tutti i popoli le loro diversità, anche in Italia. Noi non ci dimentichiamo che il Veneto ha votato un referendum per l'autonomia, come lo ha fatto la Lombardia. Non ci scordiamo neanche che il Friuli-Venezia Giulia ha un suo statuto di autonomia; però, sappiamo perfettamente che queste possibilità di autonomia devono contemperarsi con un riacquistato ruolo sovrano dell'Italia che via via è stato perso negli anni. Oggi in Italia tanta gente pensa che le decisioni vengano prese al Parlamento o al Governo, ma non è così. Tante soluzioni sono, invece, prescritte dall'Europa. Quindi siamo sì nazionalisti ma siamo anche autonomisti. Mi rendo conto che si tratta di una cosa complicata da spiegare ma questa è la realtà".
Per concludere e semplificare: Orban può essere un modello per Salvini?
"Mi sembra che in realtà sia stato Orban ad aver preso da Salvini, e non viceversa".
Barbara Costamagna
Ervin Hladnik Milharčič (Dnevnik)