Minacce via social al premier Mario Draghi, al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, al governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ad altri politici, ma anche a diversi medici tra cui l'infettivologo Massimo Galli ed il collega Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova.
Questi i messaggi condivisi su una chat del gruppo "Basta Dittatura - Proteste", contrario al Green Pass, che ha reso pubblici anche alcuni dati sensibili del Presidente del Consiglio, tra i quali l'indirizzo, chiedendo che ogni sera alle 21 si vada sotto il suo appartamento. Il testo era completato da un fotomontaggio in cui Draghi era rappresentato come Hitler, ammanettato ad un personaggio in mimetica con la maschera.
"Cercate gli indirizzi e i numeri di tutti i ministri, tutti i capi partito che hanno sostenuto la Dittatura, tutti i presidenti di Regione, tutti i virologi da Tv, tutti i collaborazionisti manipolatori nelle Tv e canali di manipolazioni vari", si legge nel messaggio, che continua con le parole: "Scrivete nei commenti tutto quello che trovate con le tecniche spiegate in precedenza, pagine bianche, curriculum, internet, Agenzia delle entrate, proprietà immobili". "Scrivete anche la fonte e la prova" - proseguono ancora - "per verificare che i dati siano effettivamente riconducibili al soggetto che si sta cercando".
La Polizia Postale sta già indagando su queste minacce; l'indirizzo del premier è costantemente attenzionato e monitorato dalle forze dell'ordine. Nei giorni scorsi, oltre all'indirizzo romano, era stato condiviso anche quello della casa dove Draghi si reca nel fine settimana. Secondo quanto si apprende, sono diversi i fascicoli aperti in più procure italiane in relazione anche alle minacce rivolte ad altri politici.
Le informazioni apprese da questi canali dei no vax, costantemente monitorati, vengono poi condivise con la Digos e con gli altri organi competenti per garantire la sicurezza delle persone prese di mira. L'idea di questi gruppi contrari alla certificazione verde sembrava essere quella di creare una sorta di 'black list' con gli indirizzi ed i numeri di telefono di quelli che loro definiscono come "criminali fascisti e dittatoriali".
Davide Fifaco