Un sospiro di sollievo. L’hanno tirato tutti coloro che vivono nella aree di confine con l’Italia dopo la conferma dell’ordinanza del ministero della salute che ha dato via libera ai passaggi del confine in un raggio di 60 chilometri dalla propria abitazione e per spostamenti di non più di 24 ore. Chi vive quotidianamente lungo il confine sa quanto le limitazioni agli spostamenti possano incidere sulla vita quotidiana, un aspetto che la senatrice Tatjana Rojc, fra le più impegnate nell’ottenere una fascia di libero transito, ha sottolineato più volte fino a giungere al risultato richiesto, e ritornare a una vita quasi normale.
“Questo – dice la senatrice Rojc - era l'obiettivo di tutto il lavoro che è stato fatto. Bisogna capire che, chi non conosce il confine, indipendentemente da quale confine si trattai, non riesce a capire quanto sia stata dolorosa, difficoltosa, e faticosa cosa questa storia degli impedimenti, dei documenti, dei tamponi, quindi sono molto contenta che il ministro finalmente abbia firmato questa ordinanza, e in qualche modo noi tutti possiamo tornare a una quasi normalità. Non possiamo ancora parlare di normalità e dovremo seguire tutte le ancora per un po’ di tempo tutte le raccomandazioni, ma stiamo di fatto procedendo verso una normalizzazione, anche dal punto di vista sanitario, e fa ben sperare in vista dell’estate”.
Si parla molto del pass europeo: secondo lei quando subentrerà dovrebbe rimanere comunque una gestione un diversa per le arre di confine, conservando questo schema della fascia di libero transito?
”Io spero che per chi abita lungo il confine rimanga il sistema previsto dall'ordinanza. Il pass europeo poi ci dà un'ulteriore garanzia di essere vaccinati, o di aver superato il covid, avere questo passaporto ci permette in qualche modo di dimostrare che siamo tutelati e che cerchiamo di seguire tutte le regole che ci sono state raccomandate”.
Quali sono state le difficoltà nella trattativa e quale la chiave per poi arrivare al risultato?
“Bisognava far capire la situazione e fare un po' di pressione, anche con la lettera firmate oltre che dalle due capigruppo del Partito Democratico, dal gruppo delle autonomie, da noi che siamo rappresentanti del territorio lungo tutti i confini del nord Italia, voleva far comprendere che si trattava di un passo necessario perché le limitazioni poste dall’Italia erano tali da impedire di fatto un normale svolgimento del quotidiano, e non soltanto per il turismo come spesso si pensa, ma soprattutto per chi lavora, per chi abita da una o dall'altra parte del confine, per tutti gli scambi e le attività economiche. Noi siamo stati abituati ormai da decenni a non vivere più questo nostro confine, che una volta ci divideva e che ci impediva il libero transito, ma a un territorio comune. Questa cesura che il covid ci ha imposto francamente non è stata facile, è stata molto molto faticosa, anche molto dolorosa, ed era necessario far capire che lungo le fasce di confine il discorso si pone diversamente, che non si tratta di un comune espatrio, e che quando si transita di qua o di là come cittadino dell'area di confine si hanno altre priorità, altre esigenze e anche altre necessità”.
“Per questo abbiamo lavorato molto: è stata molto brava anche la nostra capogruppo, Simona Malpezzi, che peraltro conosce benissimo la nostra situazione perché il marito è per metà croato e le sue bambine hanno frequentato per alcuni anni anche la scuola della comunità italiana in Croazia. Il senatore Alfieri, capogruppo della commissione esteri per il Partito Democratico, è di Varese e quindi conosce anche lui molto bene un altro confine. Tutto questo ci ha aiutato: abbiamo stimolato il ministro, che finalmente ha fatto l'ordinanza, e questo ci ha alleggerito l'anima”.
Alessandro Martegani