Il dibattito sul 5G, la tecnologia di trasmissione dati che permetterà l’uso di smartphone di nuova generazione ma soprattutto di connettere contemporaneamente, ad alta velocità e tempi di risposta rapidi, vari dispositivi, dagli elettrodomestici, alle automobili, di solito divide operatori come Huawei dal governo degli Stati Uniti, o fautori della tecnologia da chi mette in guardia contro i possibili effetti collaterali, ma un nuovo confronto in Italia ha opposto il governo ai comuni.
Nel decreto Semplificazioni, che prevede anche misure per accelerare l'innovazione digitale, è infatti negata ai sindaci la facoltà d’introdurre limitazioni all’installazione di antenne 5G loro territorio. I sindaci, dice il decreto, “non potranno introdurre limitazioni alla localizzazione sul proprio territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualunque tipologia e non potranno fissare limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici diversi rispetto a quelli stabiliti dallo Stato".
Le ordinanze che sospendevano o impedivano la costruzione delle antenne erano già state emanate in molti comuni della penisola, ma i primi ricorsi hanno dato ragione al governo, che invece spinge per la diffusione della nuova rete su cui l’Italia intende giocarsi parte del futuro dell’innovazione tecnologica del paese e che potrebbe beneficiare anche dei nuovi finanziamenti da parte di Bruxelles. Il decreto dovrebbe far ripartire immediatamente le sperimentazioni nei grandi centri urbani come Milano, Torino, Bologna, Roma, Firenze e Napoli.
La norma ha provocato una levata di scudi da parte di molti primi cittadini, che invece avevano chiesto di aspettare per valutare le possibili conseguenze sulla popolazione, fra gli altri anche il sindaco di Vicenza, Francesco Rucco, che aveva firmato una ordinanza di blocco a maggio. “In questo modo il Governo esautora i sindaci che rappresentano la massima autorità sanitaria locale e che quindi hanno la responsabilità della salute dei cittadini - ha detto -: mi confronterò con gli altri sindaci e cercheremo di capire come comportarci”.
Anche il presidente di Anci Veneto, Mario Conte, ha contestato il decreto, accusando il provvedimento di essere una “limitazione all'autonomia dei sindaci su un tema delicato che tocca da vicino le comunità ed il paesaggio".
Alessandro Martegani