Alle ore 9:40 di ieri, martedì 22 novembre, l'acqua alta a Venezia ha raggiunto i 173 centimetri sul medio mare, un dato record che è stato anche la prima importante occasione per testare il Mòse, ad un anno e mezzo dal primo sollevamento completo, avvenuto a luglio 2020.
Il sistema di dighe per anni è stato causa di scandali, inchieste dell'anticorruzione, con 35 arresti e 100 indagati eccellenti anche tra politici di primo piano, per reati come la creazione di fondi neri e tangenti, fino alle polemiche sulla effettiva utilità dell'opera. Ma nella recente situazione la straordinaria alta marea è stata fermata con successo dalle paratoie, che erano state messe in funzione dalle ore due sulle tre bocche di porto. Contemporaneamente, alla Punta della Dogana della Salute, nel centro storico lagunare, sono stati misurati solo 62 centimetri di marea.
Senza il Mòse l'82% della città storica sarebbe stata allagata. Il picco di 173 centimetri è stato il terzo più alto della storia, dopo i 194 cm del 4 novembre 1966 ed i 187 del 12 novembre 2019. L'altezza d'onda in mare è stata calcolata attorno ai 3 metri, mentre il vento di bora in laguna ha toccato quasi i 53 chilometri orari. In tarda mattinata le dighe alla bocca di porto di Chioggia sono state abbassate per circa due ore, per far defluire verso il mare un po' d'acqua che si era 'accumulata' in laguna. Il sistema è rimasto poi alzato fino all'una di notte, per essere rialzato verso le sei di questa mattina per le nuove ondate.
Il Commissario straordinario al Mòse, Elisabetta Spitz, ha spiegato che "è andato tutto secondo le procedure, è stato un test molto importante. Il lavoro fatto in questi anni ha contribuito in maniera determinante a rendere le operazioni di sollevamento sempre più efficienti". Un test probante, dunque, su un livello eccezionale di marea che solo tre anni fa aveva colpito duramente la Serenissima, e che ha rinfocolato le antiche polemiche tra i sostenitori e gli oppositori dell'opera.
Soddisfatti per il successo riportato dal sistema, il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro ed il presidente del Veneto Luca Zaia, che ha ricordato che "se non ci fosse il Mòse, avremmo già un disastro su Venezia".
Davide Fifaco