ArcelorMittal ha comunicato ai sindacati la cassa integrazione per 3.500 dipendenti, in relazione alla prossima fermata di uno degli altiforni. Questo a causa della mancata proroga per i lavori dell'Altoforno2, che porterà anche al sequestro dell'impianto, senza facoltà d'uso e il successivo ripristino del cronoprogramma di fermata e spegnimento, atto dovuto ed attesa dopo la proroga negata ad Ilva in amministrazione straordinaria, con il termine per i lavori di messa a norma dell'impianto che scade il 13 dicembre. In attesa del ricorso dell'Ilva, per ArcelorMittal gli attuali dipendenti sono troppi: i 3.500 in eccesso includono i 1.273 per i quali l'azienda aveva già chiesto una seconda proroga della cassa ordinaria per esigenze di mercato. Ora però si tratterà di cassa integrazione straordinaria per 3.500 lavoratori, trasformando un problema congiunturale in strutturale.
In Friuli-Venezia Giulia, invece, i sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione in tutti gli stabilimenti del gruppo Safilo, con il blocco immediato degli straordinari e di qualsiasi flessibilità oraria, programmando una giornata di sciopero generale del gruppo per il 13 dicembre. L'azienda ha da poco approvato il piano industriale, annunciando 700 esuberi. È prevista la chiusura dello stabilimento friulano di Martignacco, in cui lavorano circa 250 persone, ma altri 50 esuberi sarebbero stati individuati anche nella sede di Padova.
Davide Fifaco