Nessuno si azzarda a fare delle previsioni, ma la possibilità di chiusure localizzate, o comunque di nuove misure per contenere l’epidemia in Italia rimane assolutamente concreta. Nemmeno Giuseppe Conte, a pochi giorni dall’approvazione dell’ultimo decreto si è sentito di escludere l’ipotesi che circola con insistenza nelle ultime ore, quella di un lockdown, più o meno impegnativo, a Natale
“Io non faccio previsioni” ha detto, facendo nuovamente appello al senso di responsabilità dei cittadini nell’osservare scrupolosamente le regole di prevenzione, ma non sono escluse chiusure localizzate. “Forse più che le Regioni – ha spiegato - dobbiamo chiudere temporaneamente determinate aree: se si generalizza si crea più danno che beneficio”.
Sulle chiusure delle regioni però per ora non sembra esserci sintonia con le amministrazioni regionali, chiamate invece più volte a collaborare con il governo dallo stesso Premier.
In caso d’impennate della curva epidemiologica, ha spiegato il presidente dell'Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, “bisogna essere pronti a lockdown parziali, molto parziali”. “Un lockdown generalizzato” ha aggiunto, porterebbe "da una pandemia sanitaria a una pandemia economica”.
Sulla stessa linea anche il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: “In questo momento non ipotizzo niente – ha detto - e poi dobbiamo vedere in più settimane l'evolversi della pandemia. Prendere scelte sull'onda dell'emotività è sbagliato”.
“Deve continuare a prevalere un senso di grande responsabilità da parte di tutti – ha aggiunto - per evitare l'aumento dei contagi il più possibile. Dall'altro lato, dobbiamo ovviamente tenere in piedi un sistema economico-lavorativo che non può essere buttato alle ortiche. Quindi questa è la scelta difficile che deve fare la politica - ha concluso - riuscire a cercare la sintesi tra queste due esigenze”.
Alessandro Martegani