Le dure parole di qualche giorno fa del presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, verso le Regioni, accusate di essere responsabili di ritardi e differenze nelle somministrazioni dei vaccini, hanno portato ad un incontro tra l'esecutivo e le amministrazioni territoriali, per mettere a punto il nuovo decreto-legge con le misure che entreranno in vigore dopo Pasqua.
Il provvedimento dovrebbe essere pronto a metà settimana e probabilmente prevederà una specie di “verifica” a metà aprile, in modo da valutare le possibili riaperture a pranzo di bar e ristoranti, ovviamente se le condizioni epidemiologiche lo permetteranno.
In generale la strategia da seguire dovrebbe essere quella del doppio binario, indicata dal commissario per l'emergenza, Francesco Figliuolo: hub e punti vaccinali nelle città e postazioni mobili per raggiungere in maniera capillare le zone più isolate.
Tra le richieste delle Regioni sicuramente quella delle redistribuzioni delle dosi in base alla popolazione ora che finalmente arriveranno i vaccini; previsto un milione di dosi di Pfizer, oltre 500 mila di Moderna ed 1,3 milioni di AstraZeneca, in modo da far decollare la campagna. Il governo è pronto ad intervenire con militari e volontari qualora si registrassero delle difficoltà.
Alcuni governatori si stanno attivando autonomamente per l'acquisto del vaccino russo Sputnik, ma il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha stoppato queste azioni affermando che l'Italia è una nazione e non 20 piccole patrie, quindi se una Regione acquistasse da sola dei vaccini, questi andrebbero ripartiti su tutto il territorio nazionale.
Nel nuovo decreto, inoltre, probabilmente ci sarà una norma per rendere obbligatorio vaccinarsi al personale sanitario, ovvero medici ed infermieri a contatto con il pubblico, mentre da oggi altre tre regioni (Calabria, Toscana e Valle d'Aosta) vanno ad aggiungersi alle altre otto Regioni già in zona rossa.
Davide Fifaco