La manovra, su cui Roma dovrà dare spiegazioni a Bruxelles entro metà novembre, dovrebbe ultimare l’iter parlamentare a fine mese, ma le incertezze su quali misure saranno attuate e con che tempi continuano ad aumentare, con il moltiplicarsi delle pressioni internazionale e delle fibrillazioni in borsa sui titoli di stato italiani.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, stretto collaboratore di Matteo Salvini, era anche uscito allo scoperto, ammettendo che il reddito di cittadinanza, bandiera elettorale dei 5 Stelle, avesse “complicazioni attuative non indifferenti”, ed effetti sull’occupazione tutti da verificare.
La reazione dei 5 stelle non si è fatta attendere: “Il reddito di cittadinanza sarà operativo nei primi tre mesi del 2019, se c’è un problema - ha detto Di Maio - non è nelle risorse o nelle norme, ma nel fatto che qualcuno non crede in quello che stiamo facendo”, e sarebbe, ha aggiunto, “un rischio per i cittadini prima di tutto”.
Anche il premier Giuseppe Conte ha ribadito che ci sono le risorse per fare tutto, ma rimane il fatto che l’Italia, per evitare la probabile procedura d'infrazione sulla manovra e tenere sotto controllo la spesa per interessi sui titoli di stato, potrebbe essere costretta a ridurre il deficit previsto. E farne le spese potrebbe essere proprio il reddito di cittadinanza, visto la Lega ha già dovuto pressoché rinunciare alla flat tax diffusa.
Nessuno sembra voler mollare e i toni utilizzati da due leader non aiutano nel confronto con Bruxelles, tanto da spingere il Premier conte a ricordare a tutti che tocca a lui e al ministro Tria, trattare con la Commissione e scegliere i toni del dialogo.
Lo scontro si sta inoltre allargando ad altri tempi, su tutti al Tav: dopo aver dovuto ingoiare il via libera al gasdotto trans Adriatico, che aveva promesso di bloccare, il Movimento 5 stelle punta a bloccare l’alta velocità ferroviaria, a cui però la Lega sembra non voler rinunciare.
Alessandro Martegani