Si moltiplicano i provvedimenti di chiusura o limitazione delle attività in molte regioni italiane nel tentativo di limitare le occasioni di contagio.
La situazione, anche se ancora sotto controllo, preoccupa il Governo italiano e i presidenti delle regioni, che hanno incominciato da giorni a muoversi.
Dopo il coprifuoco in Lombardia, Campania e Lazio, il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, dovrebbe decidere di chiudere una serie di attività per 15 giorni e bloccare porti e aeroporti. In Piemonte chiusi nel fine settimana tutti i centri commerciali non alimentari, e a Torino molte aree sono state chiuse per limitare assembramenti. Ordinanze per limitare la frequentazione di bar e ristoranti ed evitare assembramenti all’esterno sono state emanate anche a Genova, Palermo e Rimini. Molte regioni, come Lombardia, Lazio, Campania, Calabria e Puglia hanno già adottato in misura più o meno drastica la didattica a distanza.
Una serie di provvedimenti che man mano avvicinano sempre di più, nei fatti, il paese a un blocco delle attività, anche se non mancano le voci contrarie, come quella del Governatore del Veneto Luca Zaia, che non approverebbe un eventuale blocco dei passaggi tra regioni, che significherebbe, ha spiegato, un nuovo lockdown che il paese non si può permettere. “Meglio la mascherina per i cittadini – ha detto -, anziché pensare ai confini delle regioni o ai mini-lockdown per mettersi il cuore in pace”.
Prudenza è stata dimostrata anche dal governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, che ha più volte chiesto attenzione per chi lavora e investe in settori al centro delle misure restrittive.
Il Governo ha espresso dubbi sui provvedimenti sulla scuola, la riapertura e le lezioni in presenza sono una delle priorità dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, ma ha appoggiato tutti gli altri provvedimenti, e potrebbe estenderne alcuni a livello nazionale, come ad esempio il coprifuoco notturno o la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana per tutto il paese.
Se le cifre peggiorassero si potrebbe anche intervenire su attività come palestre o piscine, a cui Conte aveva dato una settimana per assicurare il rispetto delle norme di prevenzione, e limitare ulteriormente le presenze sui mezzi pubblici, ma le conseguenze potrebbero essere nell’ultimo caso difficilmente gestibili senza un ricorso alla scuola a distanza che Conte i suoi ministri vogliono evitare.
Rimangono poi le risposte da dare alle categorie economiche, ai titolari di bar e locali, ristoratori e titolari di palestre, che hanno già cominciato a manifestare il proprio dissenso e per i quali per ora non sono stati previsti dei rimborsi.
Alessandro Martegani