Unire la rete in fibra di proprietà dell’Enel e di Cassa depositi e prestiti, con l’ultimo miglio gestito dalla Tim, per ottenere un unico gestore della rete e riportare tutto sotto il controllo dello Stato.
È questa l’operazione che Cassa depositi e prestiti, il governo e la Tim stanno tentando: la volontà c’è, lo ha confermato anche il governo italiano, ma il percorso è pieno di insidie e possibili veti.
Dopo le privatizzazioni e la nascita di una rete dati gestita da più soggetti, ora nel paese sembra prendere sempre più corpo la convinzione che sia necessario tornare indietro, con un unico gestore, e una partecipazione pubblica che assicuri il controllo e lo sviluppo di una risorsa fondamentale per il paese.
Il primo passo concreto è stato l’avvio di una serie di contatti fra Luigi Gubitosi e Fabrizio Palermo, amministratori delegati di Tim, operatore storico delle telecomunicazioni in Italia, e di Cassa depositi e prestiti, che controlla OpenFiber, società che gestisce l’infrastruttura di comunicazione della penisola.
Si tratta di un’operazione che ha anche la benedizione del governo Pd - 5 Stelle, che però non nasconde le difficoltà: il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli ha sottolineato la necessità di un “monitoraggio costante da parte del Governo affinché si raggiunga l’obiettivo di colmare il gap infrastrutturale del nostro Paese e garantire a cittadini e imprese l’accesso ai servizi digitali”.
Fra i punti critici le percentuali di controllo della nuova società, che si chiamerà Fibercop, e unirà la rete di OpenFiber e i cavi in rame o fibra che vanno dagli armadi su strada fino alle case, gestiti da Tim.
Fra le ipotesi quella di dare a Tim la maggioranza del capitale, ma non il controllo delle decisioni, con una governance condivisa fra vari soggetti e una posizione di rilievo per Cassa depositi e prestiti, e quindi dello Stato. Una strada indicata dal governo, ma a cui Tim starebbe ancora pensando: già lunedì però il Cda dovrebbe decidere la creazione di Fibercop, che vedrà poi, dopo i via libera delle Autority antitrust italiana ed europea, l’ingresso di OpenFiber e di Cassa depositi e prestiti.
Nella partita però entrano anche i sindacati, che spingono per la riedizione della Telecom a controllo statale, per tutelare i circa 100 mila lavoratori coinvolti nella gestione della rete italiana.
Alessandro Martegani