"La dignità della persona viene prima della libertà di manifestare": con questa motivazione è stato respinto il ricordo presentato dalla Lega, per una vicenda del 2016.
Alcune associazioni avevano portato in tribunale il partito di Salvini in seguito ad una manifestazione per contrastare l'assegnazione di 32 richiedenti asilo a un centro di assistenza di Saronno, in provincia di Varese, in cui erano stati affissi cartelli con le scritte "Saronno non vuole i clandestini. Vitto, alloggio e vizi pagati da noi. Nel frattempo, ai saronnesi tagliano le pensioni e aumentano le tasse, Renzi e Alfano complici dell'invasione".
Secondo la Cassazione invece, "gli stranieri che fanno ingresso nel territorio dello Stato italiano perché corrono il rischio effettivo, in caso di rientro nel Paese di origine, di subire un 'grave danno', non possono a nessun titolo considerarsi irregolari e dunque 'clandestini'".
Qualificare i richiedenti asilo come clandestini costituisce, quindi, "molestia discriminatoria", cioè "un comportamento idoneo a offendere la dignità della persona e a creare un clima umiliante, degradante e offensivo".
La Corte ha anche respinto la tesi degli avvocati della Lega che invocavano il diritto del partito politico alla libera manifestazione delle proprie posizioni. Per i giudici "il diritto alla libera manifestazione del pensiero, cui si accompagna quello di organizzarsi in partiti politici, non può essere equivalente o addirittura prevalente, sul rispetto della dignità personale degli individui", in particolare, aggiunge la Corte, quando si tratta degli individui più fragili, come le persone migranti.
Davide Fifaco