Dopo le precisazioni della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che sull’assalto alla sede di Roma della Cgil da parte di esponenti di estrema destra aveva rimesso al Parlamento eventuali indicazioni sulle azioni da intraprendere, le mozioni che chiedevano lo scioglimento delle formazioni di stampo neofascista sono giunte in aula al Senato.
La vicenda ha diviso la maggioranza di governo, con Forza Italia e la Lega, accanto a Fratelli d’Italia, che puntano a estendere la portata dei possibili provvedimenti a tutte formazioni che “perseguendo l'instaurazione di dittature o l'abbandono dei principi democratici, richiamino le caratteristiche del partito fascista”, con l’obiettivo di coinvolgere anche le formazioni anarchiche o di sinistra antagonista che hanno provocato disordini e danni nelle manifestazioni in questi anni, o che puntano alla distruzione dello Stato.
Due le mozioni depositate dal centro destra: una di Fratelli d’Italia, e una di Lega e Forza Italia, che chiedono il contrasto “a livello nazionale anche di qualsiasi fondazione o associazione o movimento che esalti o promuova l’integralismo islamico o altri fenomeni di totalitarismo di qualunque matrice esse siano”, ricordando anche “le ripetute aggressioni ai rappresentanti della Brigata ebraica nel corso delle celebrazioni per il 25 aprile delle quali si rendono responsabili ogni anno esponenti dell’area antagonista e dei centri sociali”.
Il centro sinistra invece aveva presentato quattro documenti che chiedevano esplicitamente lo scioglimento di Forza nuova: uno, firmato anche dalla senatrice sopravvissuta alla Shoah Liliana Segre, proponeva anche di sciogliere altri due gruppi politici, CasaPound e Lealtà e Azione.
Da una parte il centro sinistra ritiene che quella dei movimenti neofascisti sia un’emergenza, tale da applicare la legge Scelba e la dodicesima disposizione transitoria della Costituzione, dall’altra il centro destra considera il fascismo un’esperienza archiviata dalla storia e punta invece ad accumunare tutte le forze eversive e antagoniste, mettendo in dubbio anche l’utilità di sciogliere un movimento, consentendo così ai componenti di agire nell’ombra, in un mondo in cui, sfruttando i social, non è più necessario avere delle organizzazioni politiche con sede e strutture fisiche.
Il centro sinistra ha quindi deciso di unire le mozioni in un ordine del giorno che attenua i vincoli per il governo e chiede all'esecutivo di “valutare le modalità per dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e alla conseguente normativa vigente, adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista”, ma non è bastato per trovare un punto d'incontro.
Il dibattito ha confermato la frattura fra i due fronti, che non sono riusciti a trovare un punto d'intesa, e la conta dei voti in serata ha dato paradossalmente ragione ad entrambi: l'aula ha infatti approvato sia l'ordine del giorno in cui sono confluite le mozioni di Pd, Leu, M5s e Italia viva sullo scioglimento di Forza nuova e della altre organizzazioni neofasciste, sia la mozione di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia che impegna il governo "a valutare le modalità per attuare ogni misura prevista della legge per contrastare tutte, nessuna esclusa, le realtà eversive".
Alessandro Martegani