Se lo scopo era quello di far parlare di sé, l’obiettivo di Esselunga è stato pienamente raggiunto.
Lo spot della catena di supermercati che racconta la storia di una bambina che si fa comprare una pesca per poi regalarla al padre divorziato dicendo che si tratta di un regalo della mamma per lui, ha fatto commuovere, ma ha anche creato una tanto ampia quanto, perlomeno in parte, incomprensibile levata di scudi da parte delle organizzazioni dei genitori divorziati e del centro sinistra, con una polemica alimentata soprattutto sui social.
Quello che nelle intenzioni dei creativi dell’Esselunga (una società americana con un regista francese) era uno spot incentrato sulle emozioni che si provano quando si fa la spesa, per far capire che “dietro la scelta di ogni prodotto c'è una storia”, è stato interpretato invece come un attacco alle famiglie con genitori divorziati e alle famiglie non tradizionali.
Non sono bastati i manifesti sulla stessa linea, con delle amiche che gustano insieme una barretta di cioccolato o una nonna che prepara una torta con il suo nipotino, per convincere i critici: sulla catena di supermercati sono piovute accuse di aver strumentalizzato le emozioni di una bambina celebrando la "famiglia tradizionale", non mancando di coinvolgere anche esponenti della politica, fra gli altri anche la premier Giorgia Meloni, che ha detto di non comprendere le polemiche e definito lo spot “molto bello e toccante”. Anche Matteo Salvini ha commentato lo spot che, ha detto, “dà voce ai tanti genitori separati, a quelle mamme e a quei papà quasi mai citati e spesso troppo dimenticati, al legame indissolubile con i figli”.
Tanto è bastato per far reagire l’opposizione: Carlo Calenda ha invitato Premier e Vice a pensare a problemi più seri come quello della sanità, mentre per Pierluigi Bersani è “sbagliato, in questo e in altri casi, mettere in mezzo la sofferenza dei bambini su temi delicati per scopi commerciali".
La campagna in ogni caso è stata realizzata dall’agenzia creativa di New York Small, e la clip è stata girata a Milano da un regista francese, Rudi Rosenberg, e prodotta da Indiana Production: tutti soggetti assolutamente distanti dalla politica e dalle logiche della penisola.
Alessandro Martegani