Sulle strade viadotti chiusi e tunnel a pericolo di crolli, nelle stanze dei bottoni piani di sviluppo e ricorsi all’Unione europea.
È la situazione paradossale che sta avvolgendo Autostrade per l’Italia, il maggior gestore delle infrastrutture autostradali italiane, da tempo sotto accusa per i crolli avvenuti sulla rete, dal ponte Morandi in poi, ma che sembra voler resistere sia alla concreta possibilità di revoca delle concessioni da parte del governo, sia alle richieste di taglio dei pedaggi a fronte di massicci investimenti in manutenzione.
La revoca della concessione, un passo voluto soprattutto dal Movimento 5 Stelle, potrebbe arrivare già a fine mese: anche il Pd sembra orientato, pur malvolentieri, in questa direzione, che rappresenterebbe un danno fatale per la società controllata dalla famiglia Benetton.
Autostrade per l’Italia però non sembra disposta a subire l’azione del governo, nonostante la pressione dell’opinione pubblica per i molteplici incidenti, ed esempi di evidente incuria nella manutenzione delle strutture: ha presentato un piano strategico da sette miliardi e mezzo per investimenti e manutenzione nei prossimi tre anni, con mille nuove assunzioni, sottolineando anche come “la sicurezza su strada, nei cantieri e nei luoghi di lavoro viene considerata una delle priorità”.
Gli azionisti sono però determinati anche a fare la voce grossa pur di non subire nuove perdite del titolo in borsa: Allianz, seguendo l’esempio di altri azionisti internazionali di Autostrade per l'Italia, ha presentato alla Commissione Europea un esposto contro quella che viene definita una “modifica unilaterale dei contratti di concessione autostradale da parte del governo italiano”.
La ministra delle infrastrutture Paola De Micheli ha sottolineato come non sia stata presa ancora alcuna decisione, ma ha segnalato “una situazione di privilegio attribuita, ad alcuni concessionari".
Non si fermano intanto le indagini sullo stato delle infrastrutture: i magistrati che indagano sul crollo del Ponte Morandi hanno denunciato “pressioni” ricevute dai periti della procura da parte dei consulenti degli indagati.
Alessandro Martegani