"Non c'è un'altra strada, la via della precauzione è una via obbligata per arginare la pandemia. I numeri continuano ogni giorno drammaticamente a crescere e sono oltre 1 milione di morti nel mondo, sono cifre che parlano da sole e danno il senso della gravità della situazione. Questo Dpcm è in piena continuità con le misure che il governo ha tenuto finora, c'è stato sempre un filo comune che unisce tutti i provvedimenti ed è il primato della tutela delle persone, un principio di precauzione evitando che il Sistema sanitario nazionale venga travolto". Queste le parole del ministro della Salute, Roberto Speranza, alla Camera, per l'informativa sul nuovo Dpcm del governo. Speranza ha ribadito che pur rispettando le differenti opinioni, le scelte compiute sono dovute al fatto che senza consistenti limitazioni dei movimenti ed il rispetto delle regole, la convivenza con il virus fino all'arrivo del vaccino è destinata a fallire.
Il ministro ha poi spiegato che in tutte le fasi c'è sempre stato il pieno coinvolgimento delle istituzioni scientifiche e delle Regioni ed ha aggiunto che i criteri di monitoraggio su 21 parametri sono stati condivisi con le Regioni stesse in due incontri e da 24 settimane i parametri di riferimento vengono utilizzati senza che mai i governatori abbiano portato obiezioni. Il documento da cui derivano le scelte di fondo poste alla base del Dpcm è stato redatto da un gruppo di lavoro con l'Istituto superiore di sanità e la stessa Conferenza delle Regioni. I dati posti alla base delle rilevazioni vengono caricati e la fonte dei dati sono le Regioni.
"Se non pieghiamo la curva il personale sanitario non reggerà l'onda d'urto. Il personale è la questione più importante. Non dobbiamo perdere tempo in polemiche ma dobbiamo lavorare insieme, ci aspettano mesi non facili ma abbiamo la forza per piegare nuovamente la curva", ha concluso il ministro della Salute.
Il premier Giuseppe Conte, parlando del Dpcm nel corso della sua partecipazione al food festival del Corriere della Sera, ha invece affermato: "Non stiamo dando schiaffi a nessuno. Non c'è una deliberata volontà di penalizzare qualcuno, il virus è un treno che corre, c'è bisogno di ulteriori riduttori della velocità, altrimenti questo treno ci viene addosso".
Davide Fifaco