«Le divisioni nel governo sono gravi, ma quando si mette in dubbio l’imparzialità del presidente del Consiglio è gravissimo». Giuseppe Conte ha reagito alla serie di attacchi giunti da parte della Lega nell’ormai continuo scontro con gli alleati-avversari dei 5 Stelle.
Alla vigilia di un Consiglio dei ministri, annunciato e più volte rinviato, il premier aveva fatto capire chiaramente di non gradire affatto gli attacchi della Lega e in particolare del numero due del Carroccio, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, che aveva definito il premier «non più sopra le parti». «Chi mi mette in discussione – ha detto Conte - lo faccia nel Consiglio ei ministri».
Anche una volta riuniti però, a tarda sera, Lega e 5 Stelle non hanno trovato una via di dialogo: i decreti annunciati dai due leader, sicurezza per Matteo Salvini e sostegno alle famiglie per Luigi Di Maio, non sono passati dopo tre ore di discussione.
Conte ha ricordato i dubbi del Quirinale sui provvedimenti su migranti e sicurezza urbana, Salvini, che ha cercato fino all’ultimo di far passare il decreto targato Lega, ha assicurato che entro la settimana il provvedimento sarà approvato, ma per ora è tutto fermo, in attesa dell’esito delle urne, che potrebbe anche dare una spallata finale alla maggioranza.
Sono in molti infatti a pensare che Salvini non ci creda più, e attenda solo una conferma delle urne per lasciare i 5 Stelle. Una situazione sottolineata anche dall’opposizione. “Siamo alla paralisi, - ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti -, mentre lo stesso Tria conferma che i conti pubblici sono fuori controllo e non c'è alcuno spazio per lo sviluppo e la crescita. Questo – ha aggiunto - è un costo non per il Pd ma per l'Italia".


Alessandro Martegani


Foto: Reuters
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