Lockdown totale nelle aree con un alto tasso di contagi; misure di contenimento meno rigorose nel resto del paese.
Era questa l’indicazione contenuta nel verbale del 7 marzo, a due giorni dalla decisione del governo Conte di fermare tutto il paese, della riunione del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Coronavirus, organismo che forniva pareri per aiutare il governo italiano a prendere le decisioni sull'emergenza.
Cinque verbali delle riunioni, datati 28 febbraio, primo marzo, 7 marzo, 30 marzo e 9 aprile 2020, per un totale di 200 pagine, erano stati al centro di una disputa legale fra il governo da una parte, che ne chiedeva la secretazione, e le opposizioni e la Fondazione Einaudi dall’altra, che chiedevano di renderli pubblici. Il Consiglio di Stato aveva parzialmente dato ragione al governo Conte, autorizzandone la secretazione solo fino a settembre, ma l'esecutivo ha deciso di anticipare i tempi e consegnarli comunque alla Fondazione che li ha pubblicati sul proprio sito.
Non ci sono tutte le riunioni, mancano, ad esempio, quelle dei primi giorni di marzo, quando non fu istituita la zona rossa ad Alzano e Nembro, in Val Seriana nel Bergamasco, ma nel verbale della seduta immediatamente precedente all'avvio del lockdown, il 7 marzo, il comitato aveva consigliato la chiusura totale nelle aree più colpite, ma non sull'intero paese.
Si suggeriva di “adottare due livelli di misure di contenimento: uno nei territori in cui si è osservata maggiore diffusione del virus, in Lombardia e nelle province di Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini e Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti, l’altro sul territorio nazionale”. Da una parte il blocco totale, dall’altra misure meno rigide, con la possibilità ad esempio di lasciare aperti i negozi e gli esercizi commerciali e di ristorazione, a patto di rispettare distanze e misure di prevenzione; uno scenario che, se attuato, avrebbe reso i mesi di marzo e aprile molto meno impattanti sull’economia della penisola, ma che, alla luce dei rischi per la salute del paese, il governo Conte ha deciso di non seguire, ordinando con il Decreto del 9 marzo il lockdown su tutto il territorio nazionale senza distinzioni, così come avevano chiesto alcune regioni, su tutte la Lombardia di Attilio Fontana.
Nulla di clamoroso in realtà, ma è stato proprio l’atteggiamento del governo, che aveva chiesto la secretazione per poi rinunciare, ad aver creato un alone di mistero e attesa per i verbali del comitato, che è un organo tecnico, i cui pareri vengono ascoltati, ma posso essere seguiti o meno da chi prende le decisioni politiche. Un atteggiamento che, al di là dei contenuti, aveva già provocato in questi giorni una pioggia di critiche sul governo da parte delle opposizioni e delle Associazioni per i diritti civili, che chiedevano maggiore trasparenza all’esecutivo.
Alessandro Martegani
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