A lanciare pubblicamente l’iniziativa è stata una mozione del Partito democratico, ma la proposta di sciogliere d’autorità formazioni politiche di estrema destra come Forza Nuova, è già sul tavolo del premier Mario Draghi.
L’assalto alla sede della Cgil di Roma da parte di esponenti della formazione politica di estrema destra, viene presa molto sul serio da parte del governo italiano, in particolare dallo stesso Draghi che ha dato mandato agli uffici legali della Presidenza del Consiglio e a giuristi di fiducia di valutare le possibilità costituzionali per sciogliere questo tipo di movimenti politici.
C’è un precedente, quello degli anni 70, quando furono sciolti Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, ma dopo un processo in cui i dirigenti furono riconosciuti colpevoli di ricostituzione del disciolto Partito Nazionale Fascista.
In questo caso invece non c’è alcun provvedimento definito da parte di un tribunale, e il problema è se sia lecito, in uno stato democratico, intervenire su un movimento politico, per quanto estremista, senza che ci sia un reato riconosciuto da una condanna.
La base legale si trova nella dodicesima disposizione finale della Costituzione italiana, che sancisce il divieto di “riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”, e nella cosiddetta legge Scelba del 1952, che prevede due ipotesi di scioglimento e confisca dei beni: dopo una sentenza che accerti la riorganizzazione del disciolto partito, o con un decreto del governo, ma solo in caso di necessità e urgenza, contro sigle che usano la violenza “quale metodo di lotta politica” o denigrano “la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza”. Bisognerà però vedere se ci sia al momento una vera e propria emergenza che giustifichi la seconda ipotesi.
Per ora c’è già una mozione del Pd, sottoscritta anche da Leu e 5 Stelle, che verrà discussa la prossima settimana alla Camera: il testo chiede al governo di prendere “i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista”, e ha già diviso il mondo politico, e la stessa maggioranza che sostiene il governo Draghi. Nel governo, infatti, siedono anche ministri della Lega e di Forza Italia che ha già fatto sapere di non voler votare la mozione.
Forza Italia e Lega hanno invece chiesto una mozione unitaria di tutte le forze politiche presenti in parlamento “contro tutti i totalitarismi” e le realtà che portano avanti la violenza, compresa quella “dei centri sociali”. Contrari anche Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni che ha ricorda come “il precedente di votare a maggioranza nel Parlamento lo scioglimento di organizzazioni che stanno fuori da esso è un precedente che non mi sento di avvallare per metodo: questo non è un metodo politico, deve esserci un metodo giudiziario”.
Alessandro Martegani.
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