È ormai pressoché definitivo il bilancio delle vittime del crollo del ghiacciaio della Marmolada, che domenica 3 luglio si è improvvisamente spezzato travolgendo gli escursionisti presenti con una valanga di ghiaccio e rocce.
Sono sei le vittime identificate, più cinque dispersi, ma non è escluso che siano fra i corpi già recuperati dai soccorritori e non ancora identificati. Per avere un bilancio ufficiale bisognerà attendere ancora domani o domenica quando dai laboratori del Ris arriveranno le risposte delle analisi del Dna.
Oggi per il secondo giorno consecutivo 14 soccorritori con due cani della Guardia di finanza sono stati portati in elicottero alla base del ghiacciaio per proseguire le ricerche via terra, a valle della colata. Rimane però il rischio di nuovo distacchi e il ghiacciaio viene monitorato costantemente con radar e sensori di spostamento, per allertare le squadre in caso di pericolo. Le operazioni sono proseguite per parte della mattina, poi nelle ore più calde, quando i rischi di crolli aumentano, sono ricominciate le ispezioni con i droni.
Si cerca intanto di capire se la tragedia potesse essere evitata, ma non sembrano esserci per ora né indizi di negligenze o segni che potessero far prevedere il crollo, né possibilità di scongiurare altri distacchi.
Sulle Alpi in totale ci sono quasi 4500 ghiacciai, impossibili da controllare, ma si sa che una quindicina sono visibilmente a rischio, ma sulla Marmolada, ghiacciaio non monitorato e che non aveva avuto episodi in precedenza, non c’era alcun segno di pericolo particolare, se non quelli generici legati alla riduzione del ghiacciaio e al riscaldamento globale.
Anche i magistrati che indagano sul caso invitano alla prudenza prima di indicare responsabilità. “Non c’è – ha detto all’Adnkronos il procuratore di Trento Sandro Raimondi - un agnello sacrificale per l’opinione pubblica: non lasceremo nulla di intentato, apriremo tutte le porte per comprendere e ricostruire i fatti perché non si ripeta più quanto accaduto”.
Alessandro Martegani