Sono complessivamente 106.607 attualmente le persone malate di Coronavirus in Italia, 1.189 in più rispetto alla precedente comunicazione da parte della Protezione civile. Ancora in calo i ricoveri in terapia intensiva, per la prima volta dal 20 marzo si scende sotto le 3.000 unità: attualmente sono infatti 2.936, 143 in meno rispetot al precedente rilevamento. Sono 525 i nuovi decessi, che portano il totale a 22.170. Il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha spiegato che il trend è discendente, con le curve dei contagiati, dei ricoverati e dei deceduti che hanno uno sfalsamento temporale e che trovano evidenza anche nei dati giornalieri.
In Friuli Venezia Giulia sono 2.616 i casi accertati positivi al Coronavirus, un incremento di 72 unità. 5 i nuovi decessi che portano il numero totale delle vittime, in regione, a 217. Trieste è il territorio più colpito con 109 vittime, seguono Udine con 62, Pordenone con 43 e Gorizia con 3. 730 i pazienti totalmente guariti.
Intanto l'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina ha comunicato che all'Ospedale di Cattinara d Trieste, cinque medici e nove infermieri sono risultati positivi al Covid-19. Inoltre da un'analisi dei pazienti degenti, sottoposti in urgenza a tampone, sono state individuate le possibili fonti di contagio ed è stato quindi chiuso il reparto di Medicina d'Urgenza.
A livello nazionale sono quattro le Regioni italiane in pressing per ripartire il 4 maggio. Si tratta di Lombardia, Piemonte, Veneto e Sicilia. Dalla task force del governo è trapelato che la fase 2 dovrà comunque considerare le differenze tra le regioni. Il presidente del Veneto, Luca Zaia sottolinea che se ci saranno i presupposti di natura sanitaria, “dal 4 maggio o anche prima si può aprire con tutto”, a patto tutti siano pronti con dispositivi, regole ed ovviamente negoziati con il mondo delle parti sociali e dei datori di lavoro. Secondo Zaia il vero tema è chiedersi “è giusto tenere tutto chiuso e morire in attesa che il virus se ne vada oppure puntare alla convivenza”. Sostanzialmente d'accordo alla riapertura “in sicurezza” anche i presidenti delle altre tre regioni citate, ovvero Lombardia, Piemonte e Sicilia.
Davide Fifaco