"Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c'è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza, soprattutto per le nuove generazioni". Nicola Zingaretti affida ai social queste dure parole, annunciando le dimissioni da segretario del Partito Democratico.
"Visto che il bersaglio sono io, per amore dell'Italia e del partito, non mi resta che fare l'ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L'Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili" aggiunge Zingaretti, che lamenta gli attacchi anche di chi in questi anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che il partito ha compiuto.
Un malessere che stava evidentemente covando e che è esploso nelle ultime ore, per le polemiche interne tra le numerose correnti che fanno parte del PD.
Tra i primi a commentare la scelta di Zingaretti, il leader della Lega, Matteo Salvini, che scrive: "Spero che le dimissioni di Zingaretti non siano un problema per il governo: di tutto abbiamo bisogno tranne che di problemi".
Anche Luigi Di Maio, rappresentante del Movimento 5 Stelle, commenta la notizia, con le parole: "Cosa penso? Ho lavorato con Nicola per mesi. È una persona perbene". Parole di stima verso Zingaretti sono state spese anche dall'ex premier Giuseppe Conte, che lo ha definito "un leader solido e leale".
Tra i dirigenti e parlamentari del Partito Democratico nessuno si aspettava una scelta così repentina e nessuno era stato informato della decisione del leader. C'era attesa per l'assemblea nazionale del 13 marzo per capire come affrontare le tensioni interne e la richiesta della minoranza di fare il congresso, che il segretario Pd aveva già respinto nell'ultima direzione. Dario Franceschini ha dichiarato che il gesto di Zingaretti impone a tutti di accantonare ogni conflittualità interna, ricomponendo una unità vera del partito attorno alla sua guida. Anche Francesco Boccia chiede all'Assemblea nazionale di riconfermare l'attuale presidente della Regione Lazio nel ruolo di segretario nazionale del Partito Democratico.
Davide Fifaco