Rave party, Ergastolo e reintegro dei sanitari no vax. Tre argomenti che non sembravano rappresentare un’emergenza in un paese alle prese con il caro bollette e le difficoltà dell’economia legate all’inflazione, ma che sono state invece al centro del primo decreto legge in assoluto licenziato dal governo a guida Meloni.
Il testo, già pubblicato in Gazzetta ufficiale e quindi pienamente operativo per 60 giorni, a meno di un’improbabile stop da parte del Presidente Sergio Mattarella, in attesa di conversione da parte del Parlamento, è intervenuto innanzitutto su un aspetto segnalato dalla Corte costituzionale, vale a dire il cosiddetto “ergastolo ostativo”, la norma che impedisce di concedere benefici di legge ai condannati all’ergastolo per motivi di mafia o terrorismo a meno che non diventino collaboratori di giustizia: la Corte aveva segnalato che l’ergastolo ostativo andava contro gli articoli 3 e 27 della Costituzione, (quelli che prevedono la finalità rieducativa del carcere e che la legge sia uguale per tutti), e il governo ha modificato il testo alla legge, per evitare che la Consulta lo cassasse del tutto.
Sul tema parò non sono mancate le critiche, in particolare da parte delle Camere penali, che hanno contestato anche gravi profili di incostituzionalità” per la mancanza dei “supposti motivi di urgenza”, e da parte delle opposizioni, che sottolineano come quasi nessuno dei condannati abbia i requisiti richiesti dalla norma per avere i benefici di legge, e come la disposizione vada contro i principi di reinserimento dei condannati e di equità.
Ha fatto ancor più discutere la norma che trasforma in reato penale l’organizzazione di un rave party senza autorizzazioni, con una pena che arriva fino sei anni. La disposizione, infatti, potrebbe facilmente essere applicata anche ad altri tipi di manifestazioni, come le occupazioni di scuole e università o le manifestazioni non autorizzate, inoltre, come segnalato dalle Camere penali, che rappresentano gli avvocati, per un reato con pena superiore ai cinque anni è possibile anche disporre delle intercettazioni, che la Lega vorrebbe addirittura preventive. Questo è uno degli aspetti su cui probabilmente anche la stessa maggioranza interverrà in fase di conversione, ma rimane il fatto che al momento le norme consentono condanne fino a sei anni e intercettare chi organizzi raduni di "più di 50 persone”, dai quali “possa derivare un pericolo per l’ordine pubblico o la pubblica incolumità o la salute pubblica”, e sono previste pene, anche se diminuite, anche per i soli partecipanti.
Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, che ieri aveva ordinato di sgomberare un rave a Modena, ha assicurato che la norma è simile a quella in vigore in altri paesi, ma i timori che possa essere estesa anche ad altri contesti rimane: Giuseppe Conte, leader del Movimento Cinque Stelle, parla di “una norma da Stato di polizia” e Andrea Orlando del Pd ha ricordato come “la legislazione emergenziale generi mostri”.
Non ha mancato poi si scatenare polemiche anche la decisione di reintegrare, prima della scadenza prevista a fine dicembre, i medici e i sanitari sospesi dal servizio per non essersi vaccinati, pur mantenendo, su pressione delle regioni governate dal centro destra, l’obbligo di mascherine nelle strutture sanitarie.
Polemiche da parte degli avvocati anche per la decisione di rinviare l’entrata in vigore della riforma Cartabia, che fra l’altro prevedeva sanzioni sostitutive alla detenzione in carcere, come auspicato dallo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio. Si tratta fra l’altro di misure richieste dal Pnrr, il piano che sarà al centro dell’incontro fra Giorgia Meloni e i vertici europei in programma domani a Bruxelles.
Alessandro Martegani
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