Sarebbe già stato iscritto nel registro degli indagati dai magistrati italiani che indagano sul caso di Giulio Regeni, Sharif Magdy Abdel Aal, 35 anni, l’uomo che sarebbe stato sentito da un testimone ancora anonimo, parlare chiaramente dei pedinamenti e del rapimento di Giulio Regeni da parte della Amn el-Dawla l’agenzia di sicurezza nazionale che fa capo al Ministero dell’Interno egiziano.
Le ultime rivelazioni sono un passo, seppur piccolo, verso la verità su quanto accaduto al giovane ricercatore dell’Università di Cambridge, che sarebbe stato torturato e ucciso dai servizi segreti egiziani nel gennaio del 2016 perché sospettato di essere una spia. Una vicenda al centro di una serie di depistaggi da parte del governo egiziano.
Le responsabilità dei servizi erano emerse da tempo, ma ora arriva una prima conferma, con un testimone che avrebbe ascoltato una conversazione in cui uno dei presunti responsabili ammetteva le responsabilità.
La procura di Roma ha già inoltrato una nuova richiesta di rogatoria internazionale: sarebbe stato fra l’altro proprio Magdy Abdel Aal a decidere di dotare il capo del sindacato degli ambulanti, Mohammed Abdallah, di una telecamera a bottone per registrare le conversazione con Regeni, che stava facendo una ricerca sulle organizzazioni degli ambulanti.
Se però la responsabilità dei servizi è ormai conclamata, la possibilità di giungere all’identificazione di tutti i responsabili rimane in salita, anche perche' in questi anni la dichiarata disponibilità delle autorità egiziane a collaborare è rimasta sulla carta, e le modalità dell'arresto e dell'uccisione di Giulio, insolite per uno straniero, continuano a sollevare interrogativi sulla vicenda.
Alessandro Martegani