Un primo sì, ma che ha messo in luce ancora una volta le distanze presenti in Italia su temi come il suicidio assistito e i trattamenti di fine vita.
Il voto del Comitato nazionale di bioetica, con 13 voti favorevoli e 11 contrari, ha aperto alla possibilità di prevedere la legalizzazione del suicidio medicalmente assistito, pratica in cui è lo stesso malato a compiere il gesto di somministrare la sostanza che porta alla morte, distinguendolo dall'eutanasia, in cui invece c'è un'azione da parte di terzi.
Il Comitato ha anche invitato la politica a una riflessione sulle scelte "di una società che intenda affrontare una questione, come quella dell'aiuto al suicidio, che presenta una serie di problemi e di interrogativi a cui non è semplice dare una risposta univoca".
La stessa divisione nel voto, con una maggioranza risicata, testimonia però la difficoltà a discutere sul tema, che il Parlamento dovrebbe affrontare entro il 24 settembre, fra meno di due mesi. In quella data infatti la Corte costituzionale dovrebbe pronunciarsi sul caso di Fabiano Antoniani, conosciuto come Dj Fabo, che si è sottoposto al suicidio assistito nel luglio del 2017 in Svizzera con l'aiuto di Marco Cappato, dell'Associazione Luca Coscioni.
La Corte, chiamata a pronunciarsi sul processo a carico di Cappato, potrebbe infatti sancire l'incostituzionalità dell'articolo 580 del Codice penale italiano nella parte in cui si definisce "reato", anche il solo aiuto al suicidio, togliendo dunque di fatto al Parlamento la possibilità di decidere in merito.
Le posizioni fra le forze politiche, in un paese dove è forte l'influenza della cultura cattolica, sono però molto distanti e l'approvazione di una legge in meno di due mesi appare al momento molto improbabile.
Alessandro Martegani