L’obiettivo di Mario Draghi è ora quello di far combaciare tutti i tasselli per formare la maggioranza larghissima che dovrebbe comprendere dal Partito Democratico a Liberi e Uguali, fino a Forza Italia, Movimento 5 Stelle e inaspettatamente la Lega, per poi salire al Quirinale e sciogliere le riserve sull’incarico ricevuto da Sergio Mattarella.
Draghi potrebbe riferire il 10 febbraio al presidente della Repubblica e nel migliore dei casi il presidente del Consiglio e la sua squadra potrebbero giurare entro venerdì 12 febbraio.
Tra i colloqui previsti in questi giorni anche quelli con le parti sociali, come sindacati ed imprese, da capire se verranno chiamate in causa prima che il governo sia formato o direttamente dopo a Palazzo Chigi. In queste ore naturalmente non sono mancati i contatti tra Draghi e Mattarella, per aggiornarlo sull'evoluzione del suo tentativo. Il Capo dello Stato, sempre attento a non interferire nelle dinamiche governo-Parlamento, tuttavia in questa occasione è particolarmente interessato a capire come stia procedendo il lavoro del premier incaricato.
Non gli ha fissato limiti di tempo, gli ha concesso ampia libertà per la definizione del perimetro politico della maggioranza parlamentare e, conseguentemente, nel delineare profili e nomi dei ministri.
Intanto, viste le dimissioni di Conte dello scorso 26 gennaio, l’attività parlamentare rimane in sospeso. A lavorare riprendono in settimana alcune sparute commissioni per l’esame della proposta del Piano di ripresa e resilienza, funzionale al Recovery plan mentre alla Camera ci saranno le audizioni per la riforma dell'Irpef alla commissione Finanze mentre la Affari sociali sentirà il commissario straordinario, Domenico Arcuri, sul piano vaccini.
Proprio l’ex premier Conte intervenendo alla riunione congiunta dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, ha dichiarato: “Voltare le spalle al presidente incaricato, sarebbe come voltare le spalle al Paese. Non è il momento dell’autolesionismo e dell’autoesclusione”. “Dobbiamo incidere come Movimento nell’azione del prossimo governo - ha proseguito Conte - perché abbiamo portato una spinta innovativa e di onestà. Vogliamo una transizione energetica vera. Come l’abbiamo impostata, non farne una finta”.
Davide Fifaco