Perquisizione della sede della Dama Spa e sequestro dei 25 mila camici non consegnati alla regione Lombardia. Sono gli ultimi passi dell’inchiesta che ha coinvolto il presidente della Lombardia Attilio Fontana che, nonostante l’intervento in Consiglio regionale e le rassicurazioni, rimane al centro della bufera, soprattutto per il bonifico partito da un conto svizzero a lui intestato.
I 25 mila camici, che il cognato Andrea Dini, titolare della Dama, aveva cercato di rivendere a prezzo maggiorato, sono la parte non consegnata dei 75 mila prima venduti e poi trasformati in donazione alla regione: proprio questo passaggio è sotto la lente dei magistrati, per verificare il ruolo del governatore, che sarebbe intervenuto con il cognato, per farlo rinunciare al pagamento ed evitare il conflitto di interessi, cercando poi di risarcirlo con il bonifico poi bloccato dalla Banca d’Italia. Da qui l’accusa di frode in pubblica fornitura.
I magistrati stanno cercando di capire la successione degli eventi, vale a dire se Fontana abbia avuto un ruolo nell’assegnazione della fornitura e nel cambio in donazione, peraltro mai registrato ufficialmente in alcun documento della regione Lombardia: proprio per questo l’azienda sarebbe stata obbligata a mandare alla Lombardia anche la partita mancante.
Il Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza ha anche sequestrato documentazione contabile, corrispondenza e comunicazioni tra Dini e gli uffici di Aria spa, la centrale acquisiti regionale, e la Regione.
Il problema maggiore però per Fontana sembra al momento essere politico, e riguarda il conto svizzero, del tutto legale, da cui è partito il bonifico da 250 mila euro destinato al cognato: Fontana ha assicurato che si tratta di soldi, più di 5 milioni, ereditati, e su cui erano state pagate le tasse, ma rimane il fatto che erano fondi ignoti al fisco fino al 2015 e che vengono da due trust creati alle Bahamas e in Liechtenstein, due ex paradisi fiscali, sui quali, oltre alla madre, aveva l’operatività pure il governatore Fontana, fatti su cui i magistrati stanno facendo delle verifiche.
Fontana era anche stato multato dall’Autorità anticorruzione per non aver consegnato la dichiarazione dello stato patrimoniale relativa al 2016, quando era ancora sindaco di Varese ed era in corso la procedura di emersione. I Pm stanno esaminando i movimenti del conto anche nel periodo precedente alla sua regolarizzazione.
A prescindere dall’esito delle indagini, i conti all’estero e la procedura di emersione avviata nel 2015 potrebbero rappresentare dunque un imbarazzo per il governatore e la Lega, che fra l’altro aveva duramente criticato la voluntary disclosure, la procedura di emersione voluta dal governo Renzi.
Alessandro Martegani