Nessuno nella maggioranza vuole ammetterlo esplicitamente, ma il voto in Emilia Romagna, regione che, accanto alla Calabria, rinnoverà giunta e consiglio regionali domenica prossima, assomiglia sempre di più a una sorta di referendum sul governo giallo rosso.
La Lega Nord, che sostiene per la presidenza la senatrice Lucia Borgonzoni, punta infatti a conquistare una delle ultime roccaforti della sinistra con il dichiarato intento di delegittimare la già fragile maggioranza di governo.
Sia Giuseppe Conte, sia il segretario del Pd Nicola Zingaretti hanno ribadito che il voto è e deve rimanere regionale, ma è chiaro che se il Pd, che corre con il presidente uscente Stefano Bonaccini dovesse perdere il controllo della regione, e i 5 Stelle subire il crollo temuto negli ultimi giorni, la tenuta della maggioranza di governo diventerebbe molto complicata.
La presenza costante di Matteo Salvini in Emilia Romagna testimonia l’importanza della partita che si gioca nella regione: il leader dalla Lega ha toccato 150 comuni in questi giorni, indicando nel Pd il nemico da battere. La vittoria darebbe al Carroccio un risultato storico, ma uan sconfitta rappresenterebbe una grave battuta d’arresto per Salvini.
Il voto potrebbe avere ripercussioni anche su altri aspetti della politica italiana, come il futuro del Movimento 5 Stelle, che sembra allontanarsi sempre di più dal proprio leader Luigi di Maio: dopo aver preso malvolentieri la decisione di partecipare alle elezioni, il partito fondato da Beppe Grillo guarda con timore alla risposta delle urne, che da una parte potrebbe far scendere il Movimento sotto la soglia della marginalità, dall’altra legarlo sempre di più al Pd, visto che in caso di elezioni anticipate l’accordo con il partito di Zingaretti sarebbe quasi una scelta obbligata. Una strada a cui Di Maio è sempre stato contrario, e su cui si giocherà, probabilmente dopo le elezioni di domenica, il futuro del partito.
La novità del momento è invece rappresentata ancora una volta dalle sardine: il Movimento ha portato 40 mila persone in Piazza a Bologna, e per la prima volta i suoi leader e portavoce non hanno escluso di poter dialogare con il Pd e i 5 Stelle, facendo diventare il voto anche una prova generale del consenso del neonato movimento che, in caso di vittoria della Lega, potrebbe subire un drastico ridimensionamento.
Alessandro Martegani