Le prossime settimane saranno un vero e proprio percorso a ostacoli per la maggioranza in Italia.
Fallita la prima prova di dialogo, la riforma della giustizia su cui le distanze sembrano incolmabili, già la prossima settimana arriva in Senato il decreto sicurezza bis, su cui è probabile venga posta la fiducia, impedendo quindi di fatto a Forza Italia e Fratelli d’Italia di votare il provvedimento e costringendo i 5 stelle a sostenere il documento voluto dalla Lega. Subito dopo arriverà anche la mozione dei 5 Stelle contraria alla Tav, su cui la Lega ha già annunciato voto contrario.
Come se non bastasse il 12 è previsto il voto sulla mozione di sfiducia presentata dal Pd contro Matteo Salvini per il caso Lega Russia, e sullo sfondo rimangono da una parte la trattativa sulla legge di bilancio con le parti sociali, che ha visto una fuga in avanti di Matteo Salvini, e la scelta del commissario europeo, su cui finora la Lega non ha indicato nomi.
Quello che fa però più temere una crisi di governo sono i toni utilizzati dai leader dei due partiti e gli scambi di accuse per i risultati che stentano a concretizzarsi: “Sono al governo per fare sennò parola torna agli italiani" ha detto il leader della Lega, che chiede “una manovra coraggiosa o il coraggio – ha aggiunto - lo chiederemo agli italiani”.
Dall’altra parte Luigi di Maio rinvia le accuse d’immobilismo al mittente e chiede chiarezza agli alleati: “Se c'è responsabilità possiamo andare avanti – ha detto - ma se questi continui attacchi sono diretti a chiedere qualche ministero in più, lo chiedano pubblicamente". “Se il cavallo di battaglia della Lega è la Flat tax - ha aggiunto - noi ci aspettiamo da loro il numero di miliardi che servono per farla. Non si può stare al governo con l'atteggiamento da opposizione". Un rapporto che si fa sempre pià difficile e che sembra avvicinare di giorno in giorno il voto anticipato.
Anche all’opposizione però ci sono problemi di Dialogo, in particolare in Forza Italia, partito da anni alle prese con una profonda crisi d’identità e che sembra ormai sfaldarsi. Nel tentativo di dare vita a un nuovo movimento inclusivo dei moderati, Silvio Berlusconi, dopo una trattativa con il governatore della Liguria Giovanni Toti, un tempo suo portavoce, ha azzerato i vertici del partito nominando un nuovo Coordinamento di presidenza. Toti ha immediatamente annunciato di voler lasciare il partito, ma anche la capogruppo alla Camera Mara Carfagna ha rifiutato di entrare nel nuovo organismo: “Credo che questo sia il modo migliore per uccidere Forza Italia – ha detto - e io non farò parte del comitato di liquidazione”.
Alessandro Martegani