"Stop al genocidio". Sono bastate queste semplici parole fatte dire ad un fantomatico alieno per aprire un caso diplomatico. Ad esprimere questo messaggio nella serata finale del festival di Sanremo è stato il cantante Ghali, già al centro delle polemiche dei sostenitori del governo israeliano per alcuni versi della canzone portata in gara che si riferiscono chiaramente all'attuale situazione a Gaza.
A protestare per questa frase è stato immediatamente l'ambasciatore a Roma dello Stato di Israele Alon Bar, che su X ha scritto di ritenere "vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile", tanto che i vertici Rai il giorno successivo hanno ritenuto di doversi immediatamente dissociare dalle parole del cantante (ma anche da quelle del collega Dargen D'Amico); che, invece, ha ribadito educatamente la sua posizione, spiegando di aver sempre parlato di quello che sta accadendo ai Palestinesi e denunciando un clima crescente di pressioni nei confronti di coloro che lanciano appelli per la pace.
Altro motivo di polemica in queste ore è il ribaltone dei voti che si è registrato sempre in quella serata ai danni di Geolier, re assoluto del televoto. Il rapper napoletano aveva, infatti, raccolto il 60% delle preferenze del pubblico a casa, contro il 16,1% della vincitrice Angelina Mango, che nella classifica finale, grazie soprattutto al voto della sala stampa, lo ha superato con il 40,3% delle preferenze, mentre lui si è fermato al 25,2% complessivo. Nel corso della serata sono inoltre emerse anomalie nel televoto, segnalate anche da alcuni artisti. Per questo il Codacons e Assoutenti hanno chiesto chiarimenti e proposto, quest'ultima associazione, l'apertura di un tavolo di confronto con le associazioni dei consumatori, volto a studiare già dalla prossima edizione del Festival nuovi sistemi di votazione alternativi al televoto che siano più equi e in grado di garantire maggiore trasparenza al pubblico". La Rai si è detta disponibile ad iniziare una riflessione sulle modalità di voto del Festival.
Barbara Costamagna